(12^ FESTA DEL CINEMA DI ROMA – 26 ottobre/5 novembre 2017)
Beth (Julianne Nicholson) è uscita anticipatamente di prigione per buona condotta, dopo aver scontato una pena di 10 anni per omicidio colposo causato durante una rapina. Il suo unico pensiero è cercare di riavere o, almeno, poter vedere liberamente il suo bambino che, dato in custodia alla sorella ed al cognato subito dopo la nascita, oramai la crede sua zia perché gli è sempre stata nascosta la verità. La sorella si oppone però con assoluta fermezza e freddezza anche ad una custodia parziale o a qualsiasi altra concessione a favore delle richieste della vera mamma.
Beth non può accettare di rinunciare al suo unico sogno e, quindi, con ogni mezzo cerca di trovare un lavoro stabile per riuscire a reintegrarsi nella Società. Affronta con coraggio e determinazione gli ostacoli, i pregiudizi e le umilianti prevaricazioni di chi non ha scrupoli ad approfittarsi del suo stato di bisogno. L’incontro con una giovane e determinata avvocatessa, idealisticamente impegnata in uno studio legale che assiste gratuitamente le persone prive di mezzi economici, ridà vita alle sue speranze e la determinazione ad usare ogni mezzo per ottenere, per vie legali, la possibilità di vedere il figlio. Contemporaneamente, la solitudine di Beth ed il muro dietro cui difende sé ed i propri sentimenti, sembrano cautamente aprirsi, dopo un primo incontro occasionale, ad un rapporto sentimentale vero.
Who we are now, già presentato al Festival di Toronto, come film indipendente, è il quinto film del giovane autore e regista australiano Matthew Newton. Con quest’opera il regista intendeva evidenziare l’impegno e la possibilità degli individui qualsiasi, delle persone normali, di ritrovare la fiducia in se stessi e nella società, e di riuscire a recuperare gli errori commessi cominciando a credere in un nuovo possibile futuro. Intenzioni e risultati non riescono però a coincidere del tutto. Nel film si incrociano infatti troppe storie appena accennate o non adeguatamente sviluppate ed integrate fra loro, facendo così perdere in parte valenza e spessore comunicativo alle intenzioni del regista.
Il risultato finale è comunque un film di genere che si lascia certamente vedere, anche se a tratti il ritmo diviene discontinuo e scontato.
La protagonista, la graziosa Julianne Nicholson,(presente al Festival anche fra le interpreti di I, Tonya), qui alla seconda collaborazione con il regista, è indubbiamente attrice con ampia e positiva esperienza maturata in Laws & Orders ed in altre serie televisive di successo. Ha una bella maschera espressiva che fa ben intendere tutto il suo disagio e dolore interiore, ed è coadiuvata da un bel gruppo di altri professionisti, fra cui emerge Emma Roberts nel ruolo della giovane avvocatessa. Le loro buone prestazioni compensano le giovanili incertezze dello script e del regista.
data di pubblicazione:03/10/2017
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