Il 19 aprile 1989 una donna viene aggredita al Central Park di New York mentre fa jogging come di consueto. Gravissime, per lei, le conseguenze: rischia di non sopravvivere. Cinque ragazzini neri – colpevoli di trovarsi nel luogo del crimine quella stessa sera – sono catturati, interrogati per ore, minacciati, quindi costretti a “confessare”. Sono pecore in mezzo a un branco di lupi bianchi – in toga o in divisa – da cui finiranno per essere sbranati. Anch’essi prede troppo facili, perfette vittime sacrificali. Tratta da una storia vera, e da un fatto di cronaca, questa serie firmata Ava DuVernay, sebbene non di recente uscita, è ora disponibile su Netflix, dove è possibile visionarla per intero, senza interruzioni, oppure fermandosi di tanto in tanto. Giusto il tempo di riprendere fiato e coraggio. Particolarmente toccante è l’interpretazione dei giovanissimi attori, tra cui Jharrel Jerome, vincitore di un Emmy Award.
La vera storia di cinque ragazzi di Harlem è rappresentata in questa miniserie drammatica di notevole impatto. Una storia di soprusi e di impotenza, di crudeltà perpetrate su quella solita odiosa scacchiera bianca e nera, come tante ne ha raccontate il cinema, da The Hurricane a Il miglio verde. Con qualche tratto appena più originale. Primo fra tutti, il richiamo del passato, che riecheggia più volte, nella mente dei protagonisti, attraverso la voce di chi era lì prima che tutto accadesse. Dalla compagna di scuola, primo amore giovanile, al padre perduto e poi ritrovato e poi perduto di nuovo. Un passato a cui ci si aggrappa per ricordare che qualcosa di autentico, “prima”, è esistito. Che il disastro, la caduta, il fango, le sbarre, i topi, i lividi, la cella d’isolamento, la fila per una telefonata, le guardie buone, le guardie cattive possono “incidere” ma non cancellare. Che la “ricostruzione” non è opera di fantasia, come non lo è questa narrazione.
Perché si respira, dall’inizio alla fine, un’aria autentica, appunto. Tra i viali bui del parco come nelle aule dei tribunali o nei cortili del carcere.
Ma la più bella commistione tra realtà e fiction, tra persona e personaggio, viene offerta allo spettatore proprio al termine dell’episodio conclusivo. A dare un senso all’intero racconto, a reinterpretare il titolo stesso: When they see us. “Quando ci vedranno”, ci vedranno veramente. Una breve ma intensa carrellata di primi piani con i quali i protagonisti della storia – quelli veri – si presentano e al contempo si congedano da noi. Svelando la propria identità, ad uno ad uno, puntando su di noi lo sguardo innocente. Senza livore o risentimento, senza l’orgoglio della rivalsa. E nessuna amarezza, persino. Occhi sereni, di volta in volta appena sorridenti o semplicemente risoluti, fissano la telecamera. Mentre i nomi e le parole scorrono, per dare un’idea – riparatrice, consolatoria almeno in parte – di cosa è accaduto “dopo”, e a chi. A ciascuno di loro, i cinque di Harlem.
Kevin Richardson, Antron McCray, Yusef Salaam, Raymond Santana, Korey Wise.
data di pubblicazione:01/10/2024
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