(Teatro India – Roma, 14/26 gennaio 2020)
Dal 14 al 26 gennaio al Teatro India di Roma Giorgina Pi, tra i fondatori del collettivo Angelo Mai di Roma, porta in scena Wasted, testo di Kate Tempest, artista poliedrica e nuova icona della scena culturale britannica, artista totale che si esprime tra rap, poesia, politica e musica.
Due uomini e una donna commemorano il decimo anniversario della scomparsa del loro più caro amico. Assemblano ricordi, tentano bilanci ma non riescono a salvare nulla di ciò che hanno vissuto e provato tra il riaffiorarsi di ricordi e illusioni e lo scontro con l’insoddisfazione e lo sconforto, all’interno di quattro pareti di una sala prove, tra chitarre e bassi testimoni della loro storia. Un coro di disperazione di umanità, in un guado dove non si è più giovani ma neanche vecchi, dove il cambiamento è faticoso ma ancora possibile, lo spartiacque dei quaranta anni.
Dopo aver lavorato su Caryl Churchill, la regista Giorgina Pi continua la sua ricerca sulla scrittura di donne rivoluzionarie della letteratura inglese contemporanea, scegliendo di raccontare una generazione sofferente, divisa tra ambizioni e sogni infranti. Droga, disoccupazione, nichilismo, ma anche prospettive negate e scontentezza, disagio.
Kate Tempest, con Wasted, dà voce a una umanità frantumata dall’incapacità di tentare una profonda messa in crisi del quotidiano, ingabbiata in un presente senza uscita e con lo sguardo rivolto al passato.
Tre ragazzi, amici dall’adolescenza, Danny, Ted e Charlie, si ritrovano all’anniversario di morte di un caro amico. Danny e Charlie hanno anche una relazione amorosa che non decolla, che non riesce a passare a un livello successivo, di responsabilità reciproca. I tre amici portano sulle spalle racconti, sorrisi e storie, si cullano nei ricordi: la musica, le risse, l’erba scadente fumata sull’autobus, quando tutto era romantico e autentico, quando si era qualcuno, finché gli anni sono passati, la vita adulta è arrivata a manifestarsi con tutta la sua violenza e loro semplicemente non si sono fatti trovare pronti. Una luce fuori dal tunnel esiste ma necessita di impegno e fatica.
La regia di Giorgina Pi toglie i riferimenti metropolitani di Londra per muoversi in un luogo qualunque, la città in cui i tre vivevano la propria ribellione giovanile. In scena c’è la batteria, gli amplificatori, un paio di chitarre; l’albero, simbolo dell’amicizia con l’amico scomparso attraverso un’ombra feticcio proiettata ogni tanto.
Molto suggestiva e intensa l’atmosfera grazie alle luci di Andrea Gallo, nel quale è la musica suonata dal vivo a definirne i contorni: bellissimo il video b/n in cui i tre interpretano la celebre The end of the world; bravi gli attori, Gabriele Portoghese con il suo approccio recitativo nervoso, Sylvia De Fanti alla ricerca di un motivo di rivalsa e Xhulio Petushi, bravo nell’esternare la mediocrità del personaggio ed il vuoto che ha dentro.
Un finale eccessivamente retorico non proprio all’altezza del resto dello spettacolo, sporca quella poesia cruda e quella nebbia di dolore che aleggia per tutta la durata della bellissima performance.
data di pubblicazione:23/01/2020
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