WALL di David Hare, cura e interpretazione di Valter Malosti

24 Ott 2020 | Accredito Teatro

(Teatro Belli – Roma, 23 ottobre 2020)

Spettacolo di debutto della 19ª edizione di TREND – nuove frontiere della scena britannica, in scena al Teatro Belli di Trastevere per un calendario di 14 appuntamenti da qui a dicembre, Wall di David Hare, nella versione di Valter Malosti, traccia fin da subito il percorso tematico del festival edizione 2020 a cura di Rodolfo Di Giammarco: il muro come concetto divisivo, fisico mentale e sociale, che separa gli individui, come noi spettatori tenuti in platea a giusta distanza di sicurezza.

 

L’idea di alzare un muro per dividere Israele dai territori palestinesi sorse in seguito agli attacchi terroristici, diventati ormai frequenti durante la seconda intifada. In particolare la bomba esplosa il 1° giugno 2001 nella discoteca Dolphinarium di Tel Aviv, che causò la morte di una ventina di giovani e il ferimento di oltre un centinaio, fu l’evento detonatore che portò alla costruzione della barriera/argine tra Israele e Palestina. Più di 4/5 della popolazione israeliana era a favore di questa costruzione. Ma se per la parte israeliana il muro rappresenta un recinto di separazione ovvero una barriera di difesa, che ristabilisce una presunta normalità nella vita della popolazione al riparo dalle incursioni terroristiche, per la parte palestinese questo è un muro di segregazione raziale, che impedisce di spostarsi liberamente e in qualche punto di non poter più vedere il mare. David Hare scrive un monologo adattato a racconto teatrale di questa contradditoria realtà. Come afferma infatti lo scrittore David Grossman, incontrato dall’autore a Gerusalemme durante la scrittura della pièce, se da un lato il muro mostra al mondo tutta l’arrogante potenza israeliana, dall’altro ne rivela tristemente la sua debolezza e la sua fragilità: Israele non è ancora una casa sicura, la gente non vive ma sopravvive. Il reportage di Hare – messo in scena da lui stesso a Londra la prima volta – è chiaro e dettagliato, una fotografia esatta della situazione politica e sociale in questo fazzoletto di terra di dieci anni fa. Il racconto non esibisce pareri o preferenze, né cerca di dare soluzioni. Il punto di vista di Hare è equilibrato, in altre parole non sceglie di stare né da una parte né dall’altra del muro. Vi passa però attraverso, tra le centinaia di checkpoints dislocati lungo il percorso, per cercare di capirne le ragioni e i limiti. Valter Malosti, affezionato amico e immancabile presenza a Trend, ne propone un adattamento asciutto, crudo, essenziale. Fa suo un racconto estremamente soggettivo, che restituisce con forza e convinzione. Il teatro si conferma nuovamente come lo spazio necessario e insostituibile per la diffusione della conoscenza, della cultura e della crescita umana.

Con l’augurio di poter vedere concludersi questa rassegna di spettacoli senza ulteriori limitazioni dovute alla pandemia in corso, ricordiamo che lunedì 26 e martedì 27 ottobre andrà in scena Sleepless / Tre notti insonni di Caryl Churchill per la regia di Lorenzo Loris. Ringraziamo tutto lo staff del Belli per la calda e sicura accoglienza e tutta la squadra organizzativa di Trend, che anche in quest’anno difficile ci ha voluto come spettatori.

data di pubblicazione:24/10/2020


Il nostro voto:

1 commento

  1. Ascoltare questo racconto sul muro di Israele fa veramente male soprattutto per le motivazioni per cui viene costruito. Quante storie conosciamo solo in superficie mentre sarebbe opportuno approfondirne sempre le radici? Solo così potremmo essere più obiettivi.

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