(Teatro India – Roma,30 gennaio/2 febbraio 2020)
Il Teatro India di Roma ha ospitato dal 30 gennaio al 2 febbraio 2020 la Compagnia Non Nova con lo spettacolo Vortex, per la regia, coreografia e interpretazione di Phia Ménard, in collaborazione con Institut Français Italia. Protagonista è il vento ed i vortici che esso genera. Un lavoro sulla indomabilità del vento e sulla necessità di adattamento dell’uomo ad un elemento su cui non si può avere il controllo, un esperimento non scientifico frutto del lavoro esperienziale che genera una costruzione sorprendente e coinvolgente, devastante e struggente, efficacissima.
Regista, artista performativa e danzatrice francese, Phia Ménard ha fondato nel 1998 la compagnia Non Nova spinta dal desiderio di avvicinarsi al mondo del giocoliere in una prospettiva diversa e innovativa, attraverso una strutturazione scenica e drammaturgica personale. Non nova, sed nove (non cose nuove, ma con modalità nuove) il dictat e il precetto fondamentale della Compagnia che sorvola le convenzioni, attinge a tutti i generi e ridisegna i canoni, grazie ad una forma espressiva esplosiva e poetica.
In Vortex il palcoscenico diventa uno spazio circolare di ispirazione circense, un non luogo in cui si ridisegnano le leggi della fisica e ci ribella alla banale normalità, in cui si progettano nuove regole della performance artistica e nuove linee di confine dell’identità personale.
Una figura corpulenta si aggira in un cerchio tra ventilatori che scandiscono una sinfonia d’aria. La figura crea delle forme di piccoli esseri di plastica sottile, altri li ha nascosti all’interno del vestito.
I piccoli esseri pian piano prendono aria e vita e si muovono, si agitano, gesticolano, danzano.
È l’inizio dell’interlocuzione tra interno ed esterno, tra strati fisici che fuoriescono e si manifestano. È il moto della metamorfosi fisica e mentale, grazie all’elemento vento, in una realtà priva di leggi fisiche, in cui la forza di gravità si annulla a favore di un vortice liberatorio e magico. Bisogna lasciare al vento lo spazio che pretende ma allo stesso tempo non si può perdere il filo dei propri propositi. La partitura va avanti, la figura continua ad esternare dal proprio corpo ulteriori forme, si assottiglia e si scopre, regredisce, alla fine è un feto che si strappa la placenta secondo un movimento fluido e ipnotico, in un’arena senza tempo dove tutto è permesso e le regole non esistono. Quanti strati di pelle ci mettiamo addosso per affrontare il mondo? Chi c’è dentro ognuno di noi, come si esce dalla stratificazione per apparire quello che siamo?
Un Vortex di bellezza e armonia, violenza e fastidio, un racconto asfissiante e poetico che spazza via i substrati e ci ricorda che siamo vivi. Il pubblico è lì ad un passo, scosso da turbolenza e catarsi, riflette e applaude.
data di pubblicazione:03/02/2020
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