Sorprendentemente candidato all’Oscar bocciando il ben più ricco e cospicuo budget di Sorrentino (Parthenope). Sulla scia di Olmi una delicato opera seconda a cavallo del conflitto mondiale ma pure lontana dai suoi echi. Un film di scarni dialoghi ma che ti fa entrare in un mood convincente e favolistico. Nel quadretto familiare ci entra anche lo spettatore e con più di un’apprensione.
Cinema anti-hollywoodiano, dai ritmi lenti ma convincenti. In uno sperduto piccolo centro della provincia trentina la Famiglia Graziadei sforna figli con regolarità annuale. Una piccola tribù non scevra da problemi anche se a tavola c’è sempre cibo per tutti. Il pater familias è un maestro elementare che erudisce gli analfabeti della zona e una generazione di giovani anime, tra cui i suoi figli e con grande severità. Il casus è costituito dal matrimonio della figlia più grande. Il marito siciliano alla fine della guerra torna a casa e non farà più ritorno in Trentino perché vittima di un delitto d’onore. Carnefice la moglie del precedente matrimonio. La bigamia si paga e così si fa di necessità virtù, si rappezza la smagliatura che fa scandalo. Nella compattezza della trama l’unica nota stonata (ma potrebbe essere un sogno) il viaggio della protagonista in Sicilia solo per scoprire l’identità della prima moglie, una parentesi tutto sommato inutile. Ragno, invecchiato sobriamente per esigenze di scena, fa della essenzialità il marchio attoriale. Un attento lavoro di casting ha messo i giovani attori nella condizione di essere naturali. Così il film appare con la snellezza di un reality documentario. Ovvio che le chance per l’Oscar siano minime come già successe per Rosi. La selezione della critica italiana non può coincidere con il gusto mainstream dei giurati americani. Così come non c’è da farsi illusioni per la resa al box office.
data di pubblicazione:27/09/2024
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Concordo pienamente sulla recensione: piccolo gioiello da non perdere