Conosco troppo bene Daniele per cui stento a credere che questo sia veramente il suo ultimo libro. E penso da suo lettore che sia invece un bene che continui a sfornare ora saggi impegnati, ora gialli intriganti ora, come nella fattispecie, una singolare raccolta di racconti e -non solo- come reciterebbe una ovvia pubblicità. Nell’occasione si tratta, in realtà, di un “ibrido” in quanto contiene più situazioni non facilmente etichettabili.
Nel mondo delle fake news e della globalizzazione è difficile tracciare un identikit del ricco/povero Paese che è l’Italia. Ci prova attraverso il connubio letteratura/saggistica Daniele Poto che nell’antologia di racconti Veramente falso si destreggia tra realtà e virtualità rispondendo inconsciamente alla domanda: “Ma è un’autobiografia?” con l’ovvia replica: “Si, un’autobiografia ma di un altro”. Così scorre il racconto di un migrante che viene accolto ipocritamente con presunti buoni sentimenti da “politicamente corretto” che celano ben altro sottofondo, le vicende di un pugile un po’ coatto mandato allo sbando inseguendo il sogno americano, un femminicidio d’altri tempi nell’ancora profondo sud. Tipologie bizzarre che vanno a chiudere un insieme omogeneo. Come sottolinea la nota di copertina “il sottotesto disegna un’Italia gretta cinica e meschina con qualche sprazzo di vitalismo e un piccolo barlume di speranza”. Tra invenzioni vivaci e sulfuree osservazioni sulla vita di tutti i giorni come quando indica vari gradi di manutenzione (nell’amore, nella cura della città e delle amicizie). Il volumetto ha ambizione della piccola guida etica nel difficile percorso quotidiano e giunge alla fine di un lungo cammino dell’autore, intrecciato nella diversità, attraverso 23 libri. Sarà il punto d’arrivo dopo i dossier sulla mafia nel calcio, l’azzardo, la povertà? Poto lo promette anche in virtù della manifestata stanchezza di una parola scritta e raramente letta, memore di una statistica illuminante. Solo un italiano su due legge almeno un libro all’anno. Tendenza enfatizzata dalla pandemia: i lettori forti hanno aumentato le dosi, quelli deboli si sono dedicati al loisir delle serie televisive. La visione e la superficialità hanno avuto la meglio sull’approfondimento e la riflessione. E il mondo dell’editoria, sempre più crudele e vorace, ne paga immancabilmente le conseguenze. Ovviamente consigliato a quanti dispongono ancora di un cervello e di un cuore non atrofizzati
data di pubblicazione:04/10/2022
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