(Teatro Basilica – Roma, 11 novembre 2024)
Il volto magro e scavato di Roberto Herlitzka appare in primissimo piano in uno dei tanti scatti di Tommaso Le Pera esposti al TeatroBasilica durante la serata che gli ha reso omaggio. Proprio in questa sala romana, spazio di libera creazione diretto da Daniela Giovanetti e Alessandro Di Murro insieme ai ragazzi del Gruppo della Creta, l’attore ha avuto la sua ultima casa. È qui che ha offerto la lettura della Divina Commedia e l’interpretazione del pirandelliano Enrico IV. Una delle foto lo ritrae con la corona del personaggio in testa. La regia era di Antonio Calenda che, insieme al regista Ruggero Cappuccio e al critico di Repubblica Rodolfo Di Giammarco, è intervenuto per ricordare l’attore scomparso lo scorso 31 luglio a ottantasei anni. A loro si è aggiunta, con un contributo video, la testimonianza di un altro caro amico, il regista Marco Bellocchio. Lavorarono la prima volta insieme nel film Il sogno della farfalla del 1994. Nelle sue parole il ricordo di un grande artista, con il quale bastavano pochi cenni per comprendersi, che sapeva restituire la profondità di un’emozione con un semplice accenno del viso. L’interpretazione di Aldo Moro in Buongiorno, notte del 2003, di cui si è proiettata una scena, lo rese celebre.
L’incontro con Ruggero Cappuccio avvenne grazie a Calenda, che nel 1997 propose all’autore e regista napoletano di scrivere un Edipo a Colono per lui e Piera Degli Esposti. Ma è con ExAmleto che il sodalizio tra i due si intensificò maggiormente. Lo spettacolo, l’unico di cui Herlitzka abbia firmato la regia, è andato in scena per ben diciassette anni e nel 2015 se ne registrò una versione cinematografica. Herlitzka era capace di applicare quella che Cappuccio chiama una psicanalisi al contrario propria del teatro, ossia la capacità di trasmettere allo spettatore quel sogno immaginato dall’autore, che diventa poi il sogno del pubblico stesso. Non si poteva abbandonare il teatro senza che qualcosa non fosse cambiato nell’animo dello spettatore, tanto era incisiva l’impalcatura sentimentale – Cappuccio parla di una cattedrale di sentimenti – che l’attore era capace di realizzare. Merito del tanto tempo dedicato allo studio della parte e alla fiducia data a quei testi sia classici che contemporanei con una riguardevole valenza letteraria. Herlitzka era anche un grande letterato e di certo non era mondano, caratteristica che gli ha conferito una qualche “selvatichezza” grazie alla quale poteva interpretare qualsiasi personaggio.
Antonio Calenda è stato invece il regista con cui ha collaborato per più tempo, complice un’intesa e una visione comune delle cose. Con Calenda è stato protagonista a Siracusa nel Prometeo Incatenato per la contestata traduzione di Benedetto Marzullo ed è per lui che raggiunse la notorietà quando nel 1970 andò in onda la regia televisiva del Coriolano di Shakespeare.
Ironicamente i rapporti con la critica erano ottimi poiché inesistenti, ma con Rodolfo Di Giammarco c’è stata una stima reciproca. Il critico non ha smesso mai di seguirlo fin da quando ha iniziato a firmare articoli per La Repubblica dal 1979. Herlitzka invece lo aveva omaggiato nel piccolo volume/intervista di Emanuele Tirelli (Caracò, 2018): «Ho sempre avuto stima di lui, sia per il suo stile che per l’amore per il teatro, e negli anni ci siamo concessi cordiali conversazioni».
Per Rodolfo Di Giammarco la serata non è stata solo un ricordo per Roberto Herlitzka, ma soprattutto una festa teatrale in cui si è celebrato uno dei più grandi artisti della nostra scena, il cui entusiasmo e la serietà nell’intraprendere il mestiere di attore rimarrà da esempio per molti che vorranno percorrere questa strada. Come ha giustamente detto Antonio Calenda, il gruppo di artisti del TeatroBasilica non può che eleggere Roberto Herlitzka a lume tutelare del loro straordinario teatro.
data di pubblicazione:24/11/2024
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