(Teatro Argentina – Roma, 31 ottobre/19 novembre 2023)
Recupero di un’opera minore di Goldoni qui forse esageratamente dichiara un capolavoro. Lavia deve riscattare la semplicità del plot con una serie di trovate sceniche estrose. Una fetta di pubblico va in scena, gli attori zigzagano in platea cercando conforto ed empatia con il pubblico.
L’azione si svolge in Olanda per una parentesi internazionale di Goldoni del 1760. Dunque si sfottono i francesi, si riesuma proditoriamente l’antica maschera di Arlecchino, un pianoforte condisce entrate e uscite di scena. Lavia dilata un copione semplice in due ore e mezzo di spettacolo confermandosi nei panni del primattore che fa ridere con battute inopinate, sensi girati, accentuazioni. Nella povertà delle attuali proposte teatrali uno spettacolo ricco di un teatro capostipite ancora in cerca di un direttore artistico e di una continuità di programmazione. Ma il pubblico risponde positivamente nonostante qualche alto e basso di tensione. Il registro grottesco spesso prende la prevalenza, Ma non ci annoia mai e questo è già un gran bel merito della compagnia. Divertimento di charme senza abbassare troppo il livello drammaturgico. Per Lavia Goldoni è nell’alveo degli autori importanti. Nell’incontro pomeridiano ha sottolineato la sua filiazione dall’illuminismo, corroborata dall’amicizia con Voltaire e si è rammaricato di non potersi cimentare nel dimenticato Brecht, un polo decisamente lontano dalle corde del teatro attuale, a causa dei budget non sostenibili dell’eventuale progetto. Goldoni del resto raccolta di aver ricavato la vicenda da un fatto vero riferito nel Caffè della Sultana in Piazza San Marco a Venezia, nel luogo dove oggi si propone ai turisti il prestigioso Caffè Florian. E Lavia si diffonde volentieri sul mito della Sultana, una intraprendente donna italiana alla corte dei turchi.
data di pubblicazione:11/11/2023
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