Dopo le modeste proposte in salsa natalizia, ecco finalmente “un film” da leccarsi i baffi. Parlo di Tre Manifesti a Ebbing, Missouri, la pellicola che ha vinto 4 Golden Globe, quasi un’anticamera degli Oscar e che già a Venezia (migliore sceneggiatura) era stata apprezzata ben più di Downsizing di Alexander Payne con Matt Damon in versione mini uomo. La regia e lo script sono del britannico Martin McDonagh, classe 1971, di cui molti ricorderanno il gioiellino In Bruges (2008) e 7 psicopatici (2012), ma la storia potrebbe benissimo essere scambiata per un film dei fratelli Coen. Anzi direi che è da un po’ che Joel ed Ethan non riescono a raggiungere i livelli della pellicola del giovane regista che ne segue le orme. Il racconto parte dalla ricerca di una madre, Mildred (una Frances Mc Dormand da Oscar) che lotta per ottenere verità e giustizia per la figlia stuprata, assassinata e bruciata alcuni mesi prima. Il colpevole ancora non è stato trovato e la disperata donna, già di suo fuori di testa, per ridestare l’attenzione, affitta tre vecchi cartelloni pubblicitari fuori Ebbing, Missouri, in cui addossa al locale capo della polizia William Willoughby (Woody Harrelson), che scopriremo malato di cancro al pancreas, la responsabilità delle mancate indagini. Tra gli sbirri, l’agente Dixon (Sam Rockwell, premiato ai Globes), abbastanza razzista, violento ed incapace non tollera le iniziative di Mildred e cerca in tutti i modi di ostacolarne il successo, consigliato fraudolentemente da una madre ancora più razzista e bigotta. Non aggiungo altro sulla trama per non sottrarvi il gusto dell’evoluzione della storia che ha tutti i crismi di un noir della provincia USA più retriva, nell’occasione perfettamente rappresentata con tanto di stereotipi politicamente e volutamente scorretti. Non mancano, alternati a momenti di violenza fisica e psicologica, attimi di sublime poesia come, ad esempio, nella rilettura della lettera di Willoughbly, appena morto. Siamo, dunque, ai massimi livelli del genere: al film di Mc Donagh non manca niente, il ritmo, le immagini, l’empatia e i dialoghi, duri e mai banali, persino l’ironia quanto basta. Il tutto, inclusi i comprimari dei protagonisti (la deliziosa Abbie Cornish e Lucas Hedges) e la significativa colonna sonora, a farne certamente uno dei migliori film dell’anno. Buona visione!
data di pubblicazione:13/01/2018
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Stabilire in cosa consista la Giustizia è molto complicato se hanno stuprato tua figlia mentre stava morendo, dandole poi fuoco. Il confine con la vendetta è estremamente labile, ma, nonostante tutto, resta intatto. Concordo con Anna: il progressivo avvicinamento di personaggi che sembrano irrimediabilmente contrapposti è la vera forza del film, che lascia aperto uno spiraglio di riscatto persino nella spirale di violenza che sembra attanagliare Ebbing, nel Missouri. Una storia scritta divinamente e una colonna sonora vincente per un film “da non perdere”.
Tre manifesti …. è una storia di rabbia e di dolore a cui fa da sfondo la provincia americana del Sud, quello intollerante e razzista degli anni 90. La storia è costruita attorno all’ostinato desiderio di giustizia della protagonista, Mildred, per la propria figlia vittima di un atroce stupro rimasto impunito che offre situazioni emotive ed emozionali di grande intensità. Tra Mildred ed i suoi “antagonisti”, all’inizio lontani anni luce, arroccati ognuno nella difesa delle proprie posizioni e miopi nei confronti dei sentimenti altrui, nell’incedere del film, le distanze finiscono via via per accorciarsi regalando allo spettatore attraverso sguardi commoventi , momenti di inaspettata ed intensa solidarietà. Deus ex machina ai fini della risoluzione di questa diatriba fisica e verbale che finisce per coinvolgere l’intero paese , sono le lettere lasciate dallo sceriffo ( malato e suicida , responsabile delle mancate indagini), a Mildred e all’agente Dixon.
Nel film vengono delineate ed analizzate personalità diverse da quelle dei protagonisti principali ma tutte ugualmente importanti ai fini della vicenda così come ho trovato indovinate e affatto fuori luogo situazioni e battute sarcastiche che condiscono la storia . Finale perfetto senza sbavature e colonna sonora all’altezza delle immagini e della vicenda narrata, insomma un film bello senza appello.