(11^ FESTA DEL CINEMA DI ROMA – Roma, 13/23 ottobre 2016)
Doña Flor è una dipendente statale, meticolosa sino all’inverosimile, che trasferisce le proprie frustrazioni personali sul malcapitato pubblico che ogni giorno ha a che fare con lei per il disbrigo di pratiche personali. La sua vita scorre lenta e monotona in assoluta solitudine. Persino Manuelito, il suo gatto, unico essere vivente che sembra darle un minimo di affetto, un giorno improvvisamente “decide” di morire. La donna, nel tempo libero, trova anche una inspiegabile attrazione verso l’acqua e decide di frequentare una piscina pubblica solo che il terrore di immergersi la paralizza lasciandola in uno stato di sconforto senza limite. Il gesto inaspettato di una donna, che alle docce le si avvicina per toccarla sulle spalle con una spugna, la risveglierà da questo suo eterno letargo affettivo e la spingerà verso un pianto liberatorio. Per ovvi motivi il film segue la lentezza propria del personaggio, predisponendo lo spettatore a momenti di puro torpore, e la ripetitività delle azioni induce a concentrarsi sul senso oscuro della solitudine, soprattutto quando vissuta non per libera scelta. Natalia Almada, fotografa e documentarista messicana, ci porta in un mondo intimo, impenetrabile ma dove è tangibile il desiderio di apparire, una volta tanto, in qualcosa per qualcuno.
data di pubblicazione:13/10/2016
0 commenti