Non si comprende la ragione perché questo piccolo capolavoro, opera prima del regista venezuelano Lorenzo Vigas, stia passando così, quasi in sordina, per le sale italiane nonostante possa fregiarsi del Leone d’oro, conquistato a pieni voti all’ultima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Il film, lento e violento allo stesso tempo, vede come protagonista Armando (Alfredo Castro) un cinquantenne scialbo e triste che si muove silenzioso per le strade di una Caracas rumorosa ed ostile alla ricerca di un qualcosa verso cui puntare il proprio sguardo. A questo punto tutto ciò che circonda l’oggetto della sua attenzione può sfuocarsi, svanire, annullarsi perché diventa privo di interesse e non funzionale al suo scopo: adescare giovani ragazzi, una preda da portare a casa e da pagare in cambio di una fugace, parziale nudità.
Siamo vicini alle ambientazioni pasoliniane dei Ragazzi di vita, perché anche qui lo spirito che anima questi giovani di strada è di vivere alla giornata, rubacchiando quello che capita loro, bighellonando in cerca di un riscatto sociale che non arriverà e che semmai innescherà un odio verso tutto ciò che sta al di sopra delle proprie reali possibilità.
Per Armando, fatale risulterà l’incontro con uno di questi giovani di nome Elder (Luis Silva) che dopo un inizio burrascoso, lentamente verrà quasi affascinato dall’uomo, pur dovendo affrontare l’ostilità di sua madre e dei suoi compagni di malaffare. Interessante l’analisi psicologica tendente a sottolineare come l’intercambiabilità dei ruoli possa essere qui funzionale alla credibilità del racconto che, pur con i suoi tempi, non sembra soffrire di pesantezza espressiva né tantomeno di prevedibilità, in quanto ogni atto sembra rimanere sospeso, anche nel momento della sua conclusione.
Sicuramente un film da non sottovalutare.
data di pubblicazione 02/02/2016
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