THE WHALE di Darren Aronofsky, 2023

Charlie (Brendan Fraser) è un professore universitario di letteratura che svolge le sue lezioni a distanza, utilizzando il proprio computer. L’uomo ha dei problemi di peso assai gravi, che lo portano a vivere una vita molto solitaria, fatta eccezione per Liz (Hong Chau), amica e infermiera che si prende cura di lui. Dopo un gravissimo malore, che ne peggiora le condizioni di salute, Charlie decide di riallacciare i rapporti con la figlia adolescente Ellie (Sadie Sink), interrottisi diversi anni prima. Questo incontro è visto da Charlie come l’ultima possibilità di riscatto.

 

 

Protagonista assoluto è l’attore Brendan Fraser, un interprete la cui carriera è però sempre stata molto altalenante, come lui stesso ha dichiarato poche ore fa ricevendo l’Oscar come miglior attore protagonista grazie a questa sua incredibile performance e a quelle movenze alle quali si riesce con difficoltà a restare impassibili. Le ferite che bruciano il suo personaggio non sono solo quelle date da una situazione di salute precaria e terminale, ma soprattutto quelle figlie di un amore perso o di un rapporto interrotto.

Il trucco messo in atto per trasformare il corpo dell’attore è visivamente invadente (anche questo premiato con un Oscar), ma ciò non toglie nulla alla qualità della performance che ci regala l’attore di Indianapolis e all’efficacia dello script, tratto da una pièce teatrale che lo stesso regista, Darren Aronofsky, ha visto personalmente e che ha ispirato la sua opera, parzialmente autobiografica.

Il titolo fa riferimento al capolavoro della letteratura americana Moby Dick, scritto da Herman Melville nel 1851, con cui sono molte le analogie, prima fra tutte la balena bianca che rappresentava non solo l’imprevedibilità e supremazia della natura sull’uomo, ma era anche mezzo di un messaggio volto a sensibilizzare i lettori su tematiche come l’emarginazione e la solitudine. Ci sono poi degli aspetti teologici e religiosi comuni alle due opere, come l’onnipotenza di Dio, la rassegnazione e la morte, elementi che ritornano anche in The Whale, che inizia con la lettura di un tema che ha come oggetto proprio Moby Dick, quasi a rivelare con fierezza allo spettatore le origini nascoste del film che si andrà a vedere.

Aronofsky ha sempre avuto un intuito particolare per gli attori, riuscendo a immaginarli in ruoli diversissimi da quelli cui ci avevano abituati in carriera, come successo anche con Mickey Rourke in The Wrestler, con cui ci sono evidenti assonanze. Tra l’altro, il regista – ancor più che in The Wrestler – sfrutta la natura teatrale ambientando l’intero film dentro il triste appartamento- prigione in cui si è rinchiuso Charlie, dove l’unico contatto con l’esterno è la finestrella nera con cui Charlie tiene le sue lezioni universitarie online a degli studenti. I capitoli del film sono quelli dei giorni della settimana, in cui Charlie affronterà tutte le sue colpe e i segreti del suo passato che ritorna nel presente.

L’opera, infine, sa far male, a tratti è estrema, sferra cazzotti nello stomaco, ma riesce a toccare l’anima e a creare qualcosa di magico, con un protagonista del quale faremo veramente fatica a dimenticarci.

data di pubblicazione:13/03/2023


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2 Commenti

  1. Un film che è un pugno nello stomaco sin dalla prima scena. Il protagonista, con i suoi 250 chili di peso, fa sesso solitario davanti a una scena omosessuale via video. L’orrore per la sua condizione ne sublima i sentimenti familiari. Lo scrigno teatrale virato al cinema con momenti di commozione a altri di rattenuto disgusto.

  2. Sono pienamente d’accordo su quanto qui detto a proposito del film. L’interpretazione di Fraser è veramente eccezionale e ci fa dimenticare il disgusto (parola più volte utilizzata per identificare il protagonista) che potrebbe suscitare il suo corpo obeso. Film delicato pieno di sentimento e che ci porta ancora una volta a riflettere sul delicato rapporto tra genitori e figli e la difficile impresa che riguarda il tardivo recupero di un rapporto perso, sia pur per amore.

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