Presentato alla Berlinale 2022, è uscito finalmente nelle sale The quiet girl. Film poetico e delicato, di crescita interiore e di scoperta, narra una piccola grande storia che ha a che fare non solo con l’accudimento e l’affetto genitoriale, ma nella sua semplicità tocca vette molto alte, grazie ad una regia sapiente ed alla dodicenne Catherine Clinnch nei panni della protagonista, di cui non ci si può che innamorare all’istante.
Siamo in Irlanda, all’inizio degli anni ’80 quando nel nord del paese le carceri pullulavano di attivisti in sciopero della fame, l’aria era tesa e la politica di Margaret Thatcher inamovibile. Nelle campagne, dove il cielo è azzurro e l’erba di un verde che esiste solo lì, vive una affollata e povera famiglia, composta da cinque figli e uno in arrivo, una madre indaffarata ed anaffettiva ed un padre violento, infedele, inglese. La piccola Cait ha 9 anni, è sensibile, tendenzialmente tranquilla e silenziosa, osserva tutto e tutti con i suoi grandi occhi azzurri, ama la natura e subisce la competitività delle sorelle maggiori che la deridono, con quella cattiveria quasi animalesca di chi deve necessariamente prevalere sull’altro per la propria sopravvivenza. Durante la pausa estiva, in attesa che nasca il sesto figlio, i genitori decidono di mandare Cait a casa di una cugina e di suo marito, benestanti e senza figli, lei molto accogliente e materna, lui burbero e molto impegnato nella gestione della fattoria che conduce senza l’aiuto di nessuno. Ma in poco tempo quella bambina, spaventata e silenziosa, farà sbocciare qualcosa in quella coppia attempata e lei stessa scoprirà che un’altra vita è possibile, cominciando a conoscere e ad assaporare quel dolce e caldo sapore che ha la cura affettiva.
Il tema dell’accudimento genitoriale presso famiglie di parenti è già stato affrontato varie volte al cinema, basti pensare allo splendido L’Arminuta di Boniti tratto dall’omonimo potente romanzo di Donatella Di Pietrantonio; ma in The quiet girl, Cait fa un percorso di crescita interiore che non ha a che fare solo con la scoperta di un altro mondo più bello di quello di provenienza: la sua presa di coscienza la porterà ad un grado di maturazione che le permetterà di operare delle scelte affettive, perché la cura a volte ha poco a che fare con la provenienza “carnale” ma è qualcosa di più profondo, che nasce da dentro e che si costruisce giorno dopo giorno.
Il film si snoda in un crescendo di emozioni che sul finale provoca una vera e propria esplosione, di quelle che ti fanno uscire leggeri, appagati. Un piccolo gioiello, un fiore che, come la sua bravissima protagonista, sboccia tra il verde dei prati irlandesi.
data di pubblicazione:20/02/2023
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La piccola ed espressiva Cait scopre e riceve dai suoi “nuovi genitori” carezze, attenzioni e semplici gesti che la aprono ad un mondo fatto di affetto, emozioni e amore colmando così l’assenza, le mancanze e la “sua invisibilità” familiare e modificando interiormente la vita condotta fino a quel momento.
analisi delicata ed in punto di “penna”, descrizione del film che sembra essere scritta dall’autore.
citazione: “la cura a volte ha poco a che fare con la provenienza “carnale” ma è qualcosa di più profondo, che nasce da dentro e che si costruisce giorno dopo giorno”
verità che dovrebbe avvolgere ognuno di noi in ogni tipo di rapporto