(Teatro Lo Spazio- Roma, 18/20 maggio 2018)
Una comicità lunare. Perché letteralmente ambientata sulla luna. Ispirati da Buster Keaton due astronauti dipingono vivacemente le contraddizioni della vita di tutti i giorni che non riesce a essere governata dal timone della scienza.
Un piccolo e breve florilegio di gag dimostra che il teatro può ancora muovere sul piano del genere una seria concorrenza alla televisione. Lo dimostrano le reazioni del pubblico, probabilmente non alla prima visione di questa breve (50 minuti) ma intensa, a tratti farneticante e demenziale, vicenda. Quadretti scomposti e con collegamenti ad hoc per una storia che non si può raccontare perché in scena fiocca un florilegio di battute calde e fredde, legate a una scenografia affidata a materiali essenziali. Il teatro non è solo seriosità e impegno. I due clown/astronauti si scontrano con i due strambi gestori del teatro che rimandano spesso alla prosaica realtà della sopravvivenza del genere. Dunque un teatro che si affitta per compleanni, matrimoni e qualsivoglia impresa che possa portare denaro. È chiaro che l’impaccio, l’equivoco, il calembour fanno ridere per una comicità che a volte è di parola, a volte di situazioni, a volte di contrastato movimento spaziale. Così lo spettacolo filante e premiato di fine stagione funziona fino in fondo con l’impressione che gli spettatori, ampiamente fidelizzati, si siano gustati almeno un paio di volte l’esibizione. Gli interpreti sono Corrado Zizzo, Daniele Dosideo D’Arcangelo, Luca Refrigeri e Katiuscia Rossi ben diretti da Fabio Cicchiello. Tutti completamente padroni del testo e delle gag per un piccolo convincente piccolo capolavoro di rustica comicità. Il corto lungo o lo spettacolo in miniatura che dir si voglia, nei limiti umili delle sue ambizioni, ha già raccolto primi ed esprime una formula collaudata e interpreti all’altezza della situazione.
data di pubblicazione:21/05/2018
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