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THE FALL GUY di David Leitch, 2024

È ispirato, alla lontana, dall’omonima serie TV degli anni ’80, in Italia, Professione Pericolo. Si narra di un abile stuntman, Colt, cascatore, controfigura di un attore becero ma famoso, coinvolto in una serie di avventure, incredibilmente rischiose, nel tentativo di riconquistare la donna dei suoi sogni.

Come descrivere un ruolo professionale, fondamentale nei film di azione, renderlo personaggio simpatico e affascinante e al tempo stesso, parlare di se stessi? Lo sa bene David Leitch, uno che quel lavoro lo ha fatto per anni ed oggi, in qualità di regista, ne celebra il mito. Per la verità, è un po’ che il nostro si cimenta alla regia con risultati altalenanti (Atomic Blonde, Deadpool 2, Fast&Furious, discreti, John Wick, Bullet Train, buoni). Con The Fall Guy realizza certamente il suo miglior film. Una pellicola, occorre dirlo, che può dividere spettatori e pubblico in quanto ha il pregio/difetto di accarezzare più generi che si confondono, direi volutamente, fra loro. È un action movie? Si! E dei più scanzonati e movimentati. È un film sul cinema? Certamente si! È un Thriller? In buona parte. Ma è anche una commedia sentimentale? Certo! Ecco allora che il coacervo che ne viene fuori potrebbe far pensare o a un esagerato guazzabuglio o a uno spettacolo globale, a seconda dell’approccio personale. Onestamente ho trovato The Fall Guy estremamente dinamico, ironico, divertente, adrenalinico. Ricco di spunti scoppiettanti in tutti i sensi (c’è il record di otto scappottamenti di un auto, al cinema mai visto prima!), di gags brillanti, di scene mozzafiato, di continue citazioni da cinefili, di attori in gran forma. In buona sostanza, un mix di situazioni un riuscito pastiche, che finisce per coinvolgere lo spettatore., pur con qualche inevitabile pausa. La trama è semplice, ma ben articolata. Il protagonista Colt Seavers, uno straordinario Ryan Gosling, è uno stuntman che dopo un incidente imprevisto, non lavorerà per diciotto mesi. Si allontanerà dalla dolce fidanzata Jody (Emily Blunt, finalmente in un ruolo brillante), divenuta nel mentre regista a pieno titolo di un rozzo film di fantascienza che si gira a Sidney. Mi fermo qui perché succede di tutto e di più al ritorno di Colt, controfigura del bolso protagonista del film in lavorazione. Ci saranno complotti, rocamboleschi inseguimenti (nelle strade di Sydney e nel mare di fronte alla Opera House), voli surreali, botte da orbi (picchiano duro anche le girls) e scene che neanche James Bond o Mission Impossible…! La narrazione, spettacolare come non mai, è però sempre intrisa di ironia alleggerita da siparietti rosa e da una celata critica allo star system hollywoodiano.

Altro merito, non da poco, l’assenza inconsueta di volgarità, cosi come la presenza di una robusta e variegata colonna sonora. Dunque, non di capolavoro trattasi, ma certamente di un onesto spettacolo per tutti, in linea col concetto di un divertimento costato solo 130 milioni di dollari, come solo il buon cinema sa offrire. Un film che anche nel post- finale rende omaggio agli stuntmen, figure spesso misconosciute ma essenziali, per la buona riuscita dei film d’azione. Proprio come quel David Leitch degli inizi, oggi affermato regista.

data di pubblicazione:2/05/2024


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