La settimana digital del Teatro di Roma, dal 4 al 10 maggio, ha continuato ad arricchire l’offerta del palinsesto di proposte virtuali su tutti i suoi canali social (Facebook, Instagram e YouTube) per condividere nuove forme alternative d’arte e teatro attraverso il web. Da segnalare gli incontri di Giorgio Barberio Corsetti con la regista Lucia Calamaro e con la performer Phia Ménard.
La programmazione digital ha previsto martedì alle ore 16 il talk dedicato all’Arlecchino di Valerio Binasco, spettacolo approfondito attraverso i temi contemporanei della fame e della povertà, con i contributi del critico cinematografico Alberto Crespi e della giornalista Marta Fana.
Un omaggio sentito all’artista e attivista Giacomo Verde, pioniere della videoarte italiana, venuto a mancare nei giorni scorsi, che #TdROnline ha voluto ricordare proponendo mercoledì alle ore 12 il video della sua ultima performance Il piccolo diario dei malanni, un testamento umano dell’arte per la vita, che sarebbe stato programmato in Stagione al Teatro Torlonia.
Platea virtuale dedicata alla parola poetica e letteraria giovedì 7 maggio con un doppio appuntamento alle ore 12 con Lino Musella che ha dato voce a uno dei passaggi più evocativi delle Lettere a un giovane poeta di Rainer Maria Rilke, mentre alle 16 il secondo appuntamento con Roberto Rustioni che legge frammenti dalle opere di Anton Cechov, mentre venerdì alle 16 c’è stata la proposta di lacasadargilla con L’anello debole, un’opera narrativa per parole e immagini, dal racconto La soluzione della mosca di Alice Bradley Sheldon.
Sono proseguite le conversazioni di Giorgio Barberio Corsetti con registi e registe della scena nazionale e internazionale. Giovedi alle ore 19 è stata la volta di una delle figure femminili più potenti della scena contemporanea: Lucia Calamaro, drammaturga e regista, tre volte premio Ubu, che ha saputo inventare una nuova lingua teatrale, autoriale e pervasiva, nel tentativo di scandagliare la psiche umana. Lucia Calamaro in questo momento dopo una fase di confusione mentale sta ora vivendo un momento di studio e creatività senza ansia, riprendendo appunti ed aspetti passati legati al suo lungo soggiorno a Montevideo ed in Sudamerica, quando la dittatura argentina aveva imposto il divieto di intersezione tra le persone, quello che oggi si chiama distanziamento. Sente gli amici anche quelli lontani oltreoceano che pur in presenza di minori casi di contagio vivono in reclusione anch’essi. Barberio Corsetti ricorda che la scrittura del teatro della Calamaro si concretizza principalmente sulla scena. La regista conferma che procede prima alla scrittura di alcuni pezzi che poi nel confronto con gli attori diventano il corpo della drammaturgia, motivo per cui il lavoro in sala prove è imprescindibile e bellissimo. Importante anche il corpo e la fisicità, la simpatia delle persone, non la spigolosità. Oggi si lavora su ipotesi di lavori futuri, tra cui un progetto sul punto apicale di ogni persona, in cui ognuno è visto nel suo momento migliore di sempre, lavoro visto come ricerca e nostalgia di questo apice. Altro progetto è la ripresa di Teatro del Tempo di Franco Parenti con Isabella Ragonese, oggi incredibilmente attuale. Come si immagina il dopo, chiede Barberio Corsetti. Il dopo secondo la Calamaro sarà uguale al prima anche dopo il trauma, perché si dimentica molto facilmente e bisogna comunque fare e ripartire, con spettacoli anche per poche persone. Se avessi dei giovani drammaturghi davanti post virus, come ti relazioneresti con loro, chiede Barberio Corsetti. Partirebbe dall’elenco delle cose mancate a ognuno, prendendo da tale lista gli aspetti più rilevanti, uniti alla condizione di rallentamento vissuta. Di che cosa abbiamo imparato a fare a meno? Il concetto di superfluo si è acceso e si riflette su ciò. Importante in tal senso un saggio scritto prima del Covid da Massimo Recalcati Le nuove melancolie che esamina i nuovi paradigmi della solitudine, della frontiera e della autoprotezione che ognuno si è imposto. L’ipotesi di un teatro contingentato per la distanza di sicurezza ed anche con il numero ridotto di artisti in scena non è poi così drammatico. Ci sarà un anno antieconomico, con una percezione dell’arte rinnovata, in cui riprendere abitudini più monacali, bello e potente comunque.
Sabato 9 maggio alle ore 21 è stata la volta della regista, artista performativa e giocoliera francese Phia Ménard, che sfida le convezioni e il diritto ad essere fuori norma; con la sua compagnia, ha già portato la coppia di spettacoli Vortex e L’après-midi d’un foehn al Teatro India lo scorso febbraio, e tornerà all’Argentina la prossima stagione. Attualmente è a Belgrado ospite di un’amica per qualche giorno ma ha poi deciso di rimanere lì per imparare a conoscere un altro popolo ed un’altra realtà. Si può uscire in alcune ore perché poi c’è il coprifuoco, si sta facendo esperienza di quanto accaduto in altri luoghi in Europa. Si progetta ma ci si interroga su come riappropriarsi del proprio spazio. Saremo dei sopravvissuti a questa malattia con un lutto dentro, continua la Ménard, tra notizie di attualità miste a ozio e attesa, il confinamento non aiuta la creatività, senza vicinanza, facendo sport e meditazione e cercando spunti di riflessione. C’è necessità di pensare a cose diverse che rimandano alla filosofia continua Barberio Corsetti. E’ essenziale, siamo chiusi in spazi confinati quali sono le abitazioni e dobbiamo continuare a vivere, grazie ai medici ed al personale sanitario e a chi fornisce il cibo, insomma grazie ad alcune classi sociali pagate poco ma fondamentali. Cosa fare oggi con il teatro? Avere il corpo prigioniero per un teatro fisico soprattutto è molto strano, anche in assenza di notizie certe. Sottomissione e reclusione. E’ angosciante. Leggendo Bernard Sitegler che è stato imprigionato, il modo per resistere è riprendere possesso del tempo durante la giornata, gestendolo, facendo ordine nelle cose. Abbiamo accumulato troppo, dalle mail alle cose, e ora dobbiamo fare delle scelte. Importante il supporto di meditazione e concentrazione, fermare oggi il corpo in attesa della libertà del domani. Il teatro sarà un luogo di fiducia? Nuove rappresentazioni ci attendono e bisognerà guardare diversamente il corpo. C’è contatto ora con gli amici e gli artisti della compagnia, chiede Barberio Corsetti. In questo momento dovevano essere al festival di Oporto, il momento è difficile per l’incertezza legata alla distanza forzata, non si sa nulla del futuro, importante la salute unita all’incognita lavorativa, ci sono le trasferte, oggi si esce solo per nutrirsi, avendo tanta voglia di portare in scena qualcosa ed incontrare la gente, superando paure e divieti. Anche in Italia si progetta e si aspetta, ma si ha voglia di pensare a ciò che si farà aggiunge Barberio Corsetti. Oggi tutto è sospeso, anche i progetti del Teatro di Roma che aspetta la Menàrd a braccia aperte nel 2021. Sarà bellissimo portare, conclude la Ménard, Saison Seche a Roma, una storia di sette donne che distruggono la casa del Patriarca, non a martellate ma con la danza, secondo nuovi rituali. Accadrà lo stesso anche con Maison Mére in cui la stessa incarna una dea punk che oggi assume una dimensione ed un significato diversi. Ci aspetta andare in sala all’Argentina con un terzo degli spettatori con la mascherina. Poi la gestione delle distanze tra attori ed i controlli medici. Sarà un teatro dentro il teatro. Importante sarà ruolo e concetto di immunità finchè saremo in questo limbo, una sorta di visione in stile Orwell 1984, o tribunali sovietici del periodo staliniano. Bisogna ricominciare e quando si vedrà qualcuno sul palco fare qualcosa sarà straordinario anche dietro ad una mascherina protettiva. Diventerà un’abitudine forse convivere con la mascherina; il teatro rimane comunque una forma di resistenza in quello spazio che ognuno vorrà e dovrà riprendersi, soprattutto gli spazi aperti, come il Colosseo, per uscire da un confinamento mentale e proporre qualcosa di nuovo per liberarsi e muoversi, danznado, urlando, cantando. Importanti come gli applausi, momento estremo di condivisione e di partecipazione e fiducia a tutti i livelli.
Domenica 10 maggio alle ore 16, Giorgina Pi e Bluemotion hanno rivisitato il mito classico con Tiresias, appunti dalla vita di adesso, per uno sguardo sul presente servendosi di quello dell’indovino cieco che vede oltre il visibile, partendo dagli estratti di Resta te stessa, rilettura della rivoluzionaria drammaturga, poetessa e rapper inglese Kate Tempest. La vita di adesso ha chiesto conforto a Tiresia e a tutte le vite che ha conosciuto, Tiresia che a occhi chiusi vede la vita di dopo al centro di piccoli quadri appesi sul cielo di domani.
Radio India ha continuato a riempire i silenzi, trasformando in ascolto la dimensione ‘dal vivo’, paesaggi e performance, dalla musica alla parola al suono, tutti i giorni live dalle ore 17 alle 20 e in diretta streaming su www.spreaker.com, poi in podcast anche su spotify e social del Teatro di Roma. Oltre alla programmazione consueta, le strisce quotidiane accolgono ospiti d’eccezione: Asia Argento, mercoledì, nella rubrica Disco presenta Blood on the tracks di Bob Dylan; Laura Scarpini è protagonista della rubrica Record, giovedì, intervistata da Michele Di Stefano; mentre Daria Deflorian in Persone, venerdì, incontra Enrico Castellani di Babilonia Teatri; ospite speciale di Muta Imago è John Cascone, venerdì, in Sparizioni.
Non sono mancate le Fiabe della Buonanotte di teatro delle apparizioni mercoledì, venerdì e domenica alle ore 2 e l’appuntamento domenicale con Luce sull’Archeologia alle ore 12, tra storia, poesia e musica, che in questo terzo incontro Per volere degli dèi ha raccontato Cartagine e la sua nota regina in una forma inedita.
data di pubblicazione:11/05/2020
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