Silva, di professione ranchero, dopo 25 anni va a incontrare l’amico Jake, ora sceriffo di Bitter Creek, un desolato villaggio ai margini del deserto. Dopo un primo momento di giustificato imbarazzo, i due si trovano a rivangare il passato quando, da giovani attraenti e promettenti malavitosi, si erano imbarcati in un’intensa, sia pur breve, love story. Ma questa inaspettata visita di Silva è un sincero ritorno a quella indimenticabile esperienza o nasconde un interesse personale ben preciso data la posizione ora ricoperta da Jake?
Almodòvar ci sorprende con un corto, presentato fuori concorso all’ultimo Festival di Cannes, che già sin dai primi giorni della sua distribuzione nelle sale sta creando grande interesse e nello stesso tempo delusione. Da molti ci si aspettava una storia dai tratti più definiti e sicuramente con una durata che rispettasse i canoni tradizionali affidati a un western, sia pur Made in Spain, dove vengono usati i tempi giusti per affrontare un tema inusuale per un film di tal genere. Se qualcuno, più o meno volutamente, volesse paragonare il nuovo lavoro del regista con l’arcinoto I segreti di Brokeback Mountain, potremmo senz’altro avvertirlo che si troverebbe fuori rotta. Le situazioni e le tematiche affrontate sono completamente diverse e il fatto che entrambe si basino su una queer story non vuol dire assolutamente che le due pellicole siano in qualche modo da mettere a confronto. Almodòvar, con la maestrìa che contraddistingue il suo modus operandi, riesce a definire con brevi ma intensi affondi, una storia intrisa di esuberante passione, tra affetti sinceri, e forse rimpianti, per una antica avventura che avrebbe avuto le premesse per diventare una scelta di vita duratura. C’è un delitto da chiarire ed entrambi i protagonisti, sia pur in posizioni diametralmente opposte, si troveranno a fronteggiarsi lasciando lo spettatore nel dubbio su dove andrà a parare l’intera vicenda. Silva (Pedro Pascal) e Jake (Ethan Hawke) recitano la loro parte fino ad un certo punto ma il regista riesce a tracciare l’intero plot, con il poco tempo a disposizione, circoscrivendo l’azione con tratti profondi anche se lasciati volutamente in sospeso. Quello che c’era da dire viene detto, ed è giusto che il finale possa dare adito a conclusioni del tutto individuali. Del resto la storia del grande cinema ci insegna che la sceneggiatura non deve confezionare una ben definita soluzione, ma lasciare il tutto alla libera interpretazione da parte del pubblico e l’indimenticabile Buñuel, non a caso anche lui di sangue spagnolo, ne era la prova tangibile.
data di pubblicazione:24/09/2023
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