Due anni dopo il Ritorno della Forza di J.Abrams, ecco oggi il regista Rian Johnson con Gli Ultimi Jedi riprendere la narrazione della Saga di Guerre Stellari. Siamo arrivati ormai all’ottavo episodio del Ciclo ed al secondo di quella che è stata già preannunciata come una terza Trilogia, quella del “Sequel”. Gli Ultimi Jedi, riparte esattamente da dove ci aveva lasciati il precedente film. La giovane Rey (Daisy Ridley) è partita alla ricerca delle sue origini e della Forza, sulle tracce dell’ultimo dei Jedi, Luke Skywalker (Mark Hamill). Lo ritrova in un’isola deserta di uno sperduto pianeta dove si era autoesiliato, deluso di sé e del mondo. Non senza contrasti gli chiede di insegnarle a trovare e governare la Forza e di tornare a sostenere la Resistenza che sta cedendo all’ormai straripante offensiva del Primo Ordine. Nel frattempo, nell’ultimo incrociatore spaziale rimasto, la principessa Leila Organa ( l’indimenticabile Carrie Fisher) e le poche truppe ribelli superstiti, sono sotto l’attacco dell’armata del Primo Ordine guidata da Snoke (Andy Serker) e da Kylo Ben (Adam Driver), quest’ultimo sempre più tormentato interiormente fra il Bene ed il Male, fra Luce e Oscurità. Le forze della Resistenza prossime ormai a soccombere definitivamente, cercano di salvare il salvabile con audaci ed irruente azioni ed iniziative del giovane pilota Poe (Oscar Isaac) e dell’ex assaltatore Finn (John Boyega).
Da quel Maggio 1977 quando usciva sugli schermi Star Wars di G. Lucas, sono passati quaranta anni. Quattro generazioni di spettatori si sono succedute ammirando e godendo la Saga di Guerre Stellari. Cosa sarebbe la Saga se anche le generazioni di eroi e personaggi che ci hanno accompagnato finora non si avviassero a passare il testimone a nuovi eroi e nuovi personaggi? Scritto e diretto dal giovane e talentuoso regista R. Johnson (autore di Looper nel 2012), Gli Ultimi Jedi introduce nell’universo di Star Wars la domanda:”Si deve restare nell’ombra dorata del Passato, o, usare questo Passato per evolversi?” La Saga deve restare nel Passato o evolversi? Se i Miti e gli Eroi sono alla base dell’Universo Spaziale, questi stessi Miti e Leggende sono, per la prima volta, messi al centro di questo ottavo episodio. Nel film infatti si confrontano i vecchi personaggi, divenuti ormai Eroi, Miti e Leggende viventi, con i nuovi giovani protagonisti, creando e rinnovando così le basi per una nuova Mitologia che guarda verso il Futuro, mantenendo però tutta intatta la fascinazione della precedente. Il regista fa infatti una specie di inventario della Saga, umanizza le glorie e le storie dei personaggi leggendari del Passato, esplora i loro segreti, i loro errori ed i loro dubbi. Questo tuffo nell’umanità dei vecchi eroi, rende agevole il passaggio del potere dalla generazione dei protagonisti che si sono succeduti dal 1977, a quella dei nuovi, di oggi e delle prossime Trilogie che già si intravvedono, e, non ultimo, delle nuove generazioni di spettatori. Un Futuro in cui, fra personaggi liberi dei pesi del passato, si preannunciano anche varie protagoniste femminili in ruoli di sicuro sviluppo e spessore per l’intrepidità ed energia delle eroine.
L’inizio de Gli Ultimi Jedi è folgorante. Immediato e subito coinvolgente fin dalle primissime immagini, proietta inaspettatamente lo spettatore in una battaglia spaziale ed in un susseguirsi di immagini mozzafiato. Johnson, che nella pur breve carriera si è già dimostrato un abile esteta dell’immagine, conferma in questo film la sua capacità di miscelare con equilibrio riprese reali con effetti speciali sempre più stupefacenti, di giocare con un’inventiva senza fine sapendo, con raffinatezza e gusto, inserire alcuni effetti retrò in certe scene, divertendosi anche a citare, per la gioia dei fans, grandi momenti dei film precedenti. Non mancano poi virtuosismi che faranno storia, come la velocità della luce delle astronavi, e, soprattutto, il “quadro” della battaglia sul deserto di sale che lascia scie di rosso sangue. Tecnicamente il regista gioca, come da suo stile, con riprese dal basso, inquadrature marcate, moltitudine di primi e primissimi piani tutti funzionali alla narrazione ed ai personaggi. La messa in scena è del tutto innovativa, si vedano per esempio i campi ed i controcampi separati da milioni di km.
Colonna portante del film sono le performances dei “vecchi” M. Hamil e C. Fisher, deceduta al termine delle sue riprese. Attorno a loro, il forse eccessivo stuolo di giovani futuri protagonisti fra cui emergono per intensità recitativa D. Ridley e A. Driver. In due incisivi camei ammiriamo anche Laura Dern e Benicio del Toro, con la speranza di poterli rivedere anche nelle prossime puntate. Dunque, sicuramente un film bello, toccante e divertente, un grande spettacolo, probabilmente uno fra i migliori del Ciclo, dopo ovviamente, quelli della trilogia iniziale. Gli unici difetti possono essere trovati nella prima mezz’ora in cui il regista appare ancora incerto sul giusto approccio ed anche in alcuni eccessi di umorismo che, pur nella tradizione, non appaiono ancora ben controllati. La complessità della vicenda impone poi l’avvio di due trame narrative parallele, quasi due film, che si muovono però con scarti di tonalità e ritmo che sembrano inizialmente rallentare e destabilizzare l’equilibrio centrale del film. Difetti tutti che ben presto il regista riesce a ricomporre magistralmente definendo il giusto ritmo, affermando così la sua bravura e la vitalità della sua direzione. Johnson firma un vero film autoriale ed esce a testa alta dalla sfida con il Mito della Saga evitando di esserne schiacciato, dandole, al contrario, nuova energia e futuro. Le due ore e mezza di spettacolo intenso ed appassionato scorrono in un attimo, lasciando lo spettatore, da una parte, rammaricato che la storia sia già terminata e, dall’altra, già in attesa del prossimo appuntamento nel 2019.
data di pubblicazione:16/12/2017
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