(Teatro Vascello – Roma, 19 Dicembre 2016)
“Reading letterario accompagnato da musica dal vivo, in cui le parole si fondono con le note musicali in un vorticoso abbraccio, generando un turbinio di emozioni.”
Il profilo sottile, lungo e dentato del clarinetto e quello invece più rotondo e curvo della fisarmonica si stagliano sul palcoscenico, illuminati da una luce bianca e fredda; ma l’atmosfera invernale sarà subito riscaldata dal suono soave emesso dai due strumenti. Con passo lento e cadenzato, fa ingresso sulla scena anche Roberto Herlitzka, che attraverso il suo timbro vocale inconfondibile ci trasporterà nel mondo kafkiano.
Un racconto di racconti che tocca temi quali la famiglia, la solitudine, il rapporto con il padre e la morte. Un distillato di pregevole fattura, con l’aggiunta di qualche goccia di ironia; l’interpretazione del testo resa da Herlitzka conferisce alle parole una nuova dimensione, materializzando cavalieri, dame, pellerossa e imperatori.
A conclusione della declamazione trovano posto gli aforismi di Zürau, minuscolo villaggio della campagna boema, immerso in un paesaggio ondulato fra macchie di boschi e prati, dove Kafka soggiornò dopo le prime manifestazioni di tubercolosi. Il malato tuttavia non nascose un certo senso di sollievo nel versare in questa condizione: la malattia era l’amante definitiva, che permetteva di chiudere i conti precedenti (come l’idea del matrimonio che lo torturava da anni). Il risultato di questa sua permanenza – come scrive Roberto Calasso – è un diamante purissimo, annidato nei vasti giacimenti carboniferi presenti in Kakfa.
Non è la prima volta che il Teatro Vascello ospita delle letture; e sempre con discreto successo, visto il largo seguito di pubblico, sia giovane che adulto. A differenza dell’ultimo spettacolo di questo genere, con uno strabiliante Massimo Popolizio, in “Serata Kafka” il rapporto tra la parte recitata e quella musicale risulta squilibrato, e le canzoni vengono relegate in uno spazio marginale. Occorre nondimeno osservare che i testi di Kafka, per loro stessa natura, difficilmente riescono a coniugarsi con la musica.
Ottime le prove di Alessandro Di Carlo, al clarinetto, e Adriano Di Carlo, alla fisarmonica, quest’ultimo avvinto al suo strumento come un amante alla sua amata. Sublime la recitazione del granitico Roberto Herlitzka, che sembra essere in grado di fermare il tempo e di aver raggiunto il nirvana. D’altra parte, come scriveva Kafka in uno dei suoi aforismi, “In teoria vi è una perfetta possibilità di felicità: credere all’indistruttibile in noi e non aspirare a raggiungerlo.”
data di pubblicazione:21/12/2016
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