(Teatro de’ Servi – Roma, 15/31 marzo 2019)
La famiglia, gli affetti e il passato assumono una consistenza particolare quando la malattia irrompe nel recinto apparentemente invalicabile delle mura domestiche. Proprio nel momento in cui risulta chiaro che il presente non sarà eterno, si ha l’impressione che tutti i nodi vengano al pettine, che tutte le parole non dette siano riportate a riva dalle onde del mare, che tutti i segreti siano pronti per essere svelati.
Grazia (Viviana Toniolo) e Adamo (Stefano Messina). Una madre e un figlio. Un’insegnante e uno scrittore. I due sono legati da un affetto profondo e radicato, anche se costellato da una serie di silenzi e da una rete di segreti su cui, in fondo, ogni famiglia poggia le sue fondamenta.
Adamo è un autore di soap-opera, che non sono come le telenovelas: le soap-opera sono scritte per non avere mai una fine, mentre le telenovelas sono destinate, prima o poi, a finire. Dopo una delusione lavorativa, Adamo torna a casa dalla sua mamma, desideroso del tepore di quel nido nel quale si ha l’illusione di sentirsi al sicuro. Grazia, però, sta facendo i conti con una malattia diagnosticatale da poco: ha deciso di non parlarne con suo figlio, ma i segreti emergono in superficie con una prepotenza alla quale non avrebbe senso alcuno opporre resistenza.
Due soli attori e una scenografia ridotta all’essenziale, che riempiono lo spazio scenico con leggerezza e intensità. I protagonisti restituiscono l’impressione di una simbiosi equilibrata e, al tempo stesso, profonda. Viviana Toniolo è semplicemente impeccabile nelle vesti di Grazia, icastica burbera dal cuore (in fondo) molto tenero.
Segreti di famiglia non è tanto uno spettacolo sulla malattia e sulla morte o, meglio, sulla fine della vita. È piuttosto una riflessione sul dolore dell’abbandono e sulla comprensione reciproca, sull’importanza del dialogo e sulla forza dell’amore.
Le questioni portate sul palcoscenico sono di quelle che inducono a riflettere, che costringono a interrogarsi, ma la scrittura di Enrico Luttmann riesce, specie attraverso la pungente ironia di Grazia, a stemperare i toni, a guidare lo spettatore nel labirinto di un percorso sospeso tra passato e futuro, con il presente a fare da problematica cerniera.
Particolarmente meritoria, poi, la decisione della direzione del Teatro de’ Servi che, dopo la replica pomeridiana del 16 marzo, ha ospitato l’incontro Persona e dignità – la vita e i suoi confini. Consapevolezza e libertà di scelta, al quale hanno preso parte, tra gli altri, l’autore e il regista dello spettacolo Segreti di famiglia e Mina Welby, in qualità di Presidentessa dell’Associazione Luca Coscioni. Il connubio tra il teatro e l’impegno civile riesce sempre a produrre buoni frutti: bisognerebbe solo ricordarlo più spesso.
data di pubblicazione: 17/03/2019
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