(Teatro Vascello – Roma, 29 novembre/10 dicembre 2017)
Un’immersione nel sottoproletariato londinese, nella cupezza di vite desolate e desolanti, nell’assoluta assenza dei valori. Dove può maturare una tragedia insensata. Come un infanticidio.
La riscoperta e la valorizzazione di un testo di 52 anni fa non è un’operazione gratuita ma richiede rispetto, storicizzazione e adeguato metro valutativo. La colonna sonora dello spettacolo è gradevole e va a riempire i tempi morti dove sono gli stessi attori a comporre la mutevole scenografia. Che è un misto di vuoto e pieno. Il vuoto sono gli esterni che registrano i dialoghi tra i componenti del branco. Il pieno è la cornice solo un po’ più rassicurante di un ambito familiare oscuro ma non privo di qualche anelito e speranza. Il sottofondo è una società dove l’approdo alla middle class è solo un miraggio. Si delinea una Londra poco rassicurante, pregna di violenza, alimentata dalla disoccupazione e dall’incognita del futuro. Lo spettacolo realizzato con la collaborazione di Acea si regge su un cast ricco e quantitativamente numeroso, come raramente accade nel teatro contemporaneo, anche per una questione di costi. E l’assemblaggio inter-generazione degli attori funziona convenientemente. La chioccia è inevitabilmente Manuela Kustermann madrina del teatro, adusa al nuovo e alla sperimentazione che tiene a battesimo i ragazzi del branco e Lucia Lavia, un’attrice in continua crescita. Teatro, cinema, letteratura degli anni ’60 e ’70 ci hanno mostrato già questo vuoto pneumatico. Si respira nel testo e nei dialoghi quasi naturalistici la regola del possesso, della violenza e dell’insensatezza: un modello di vita. La cronaca nera scritta nella vicenda (la soppressione criminale di un giovane innocente) in fondo è quella che si legge oggi sui giornali di tutto il mondo. Con uxoricidi, abomini, sassi lanciati da un cavalcavia, figli che sopprimono i genitori. Una follia globalizzata che forse l’Inghilterra e la sua espressione teatrale hanno anticipato. L’atto della soppressione di un innocente è gratuito, alla Camus, con un sottofondo esistenziale che allude alla disperazione, alla disoccupazione, a un assoluto vuoto da riempire. E una raccomandazione ci fa capire che clima si respira: “Per alcune scene particolarmente crude si sconsiglia lo spettacolo a un pubblico adulto”. Non per niente la prima scena documenta un rapporto sessuale.
data di pubblicazione:30/11/2017
Il nostro voto:
Testo chiaro e sintetico che con poche ma decise pennellate da una idea esatta dello spettacolo che si va a vedere. In effetti incuriosisce l’esperimento della Kustermann e vien voglia di andare. Per le scene troppo spinte mi parerò gli occhi. Per chi mi conosce bene sa che sono un incorreggibile pudico e arrossisco facilmente davanti a scene di sesso.