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ROMA EUROPA FESTIVAL The Prisoner, di Peter Brook

(Teatro Vitttoria – Roma, 11/20 ottobre 2018)

Un uomo siede da solo davanti a un’enorme prigione in un paesaggio desertico. Chi è? E perché si trova in questo luogo? È una sua libera scelta oppure sta scontando una qualche forma di punizione?

Si apre con questi interrogativi The prisoner, ultimo lavoro di Peter Brook diretto insieme a Marie-Hèlène Estienne e presentato in prima italiana per il Roma Europa Festival al Teatro Vittoria, dall’11 al 20 ottobre.

La storia è quella del giovane e irrequieto Mavuso che uccide suo padre dopo averlo sorpreso a letto insieme a sua sorella. Mavuso in realtà ama la propria sorella Nadia e uccide il loro padre per gelosia. Lo zio Ezekiele diventa giudice di questa situazione, che è frutto di grande amore ma che ha portato a un assassinio, e condanna Mavuso a una punizione esemplare: dovrà rimanere sulla collina di fronte alla prigione, da solo a guardare le mura per un tempo indefinito, aspettando una presunta redenzione, mentre a farlo prigioniero, più che le sbarre, sono i suoi fantasmi.

Brook ed Estienne mettono in scena una parabola sul tempo della pena, uno spettacolo stupefacente che affronta i temi della punizione, della giustizia e del crimine con quel consueto tocco vibrante e poetico che caratterizza la sua scrittura scenica.

Il cast è formato da un eccezionale gruppo di attori di varie nazionalità, Hiran Abeysekera, Hayley Carmichael, Hervé Goffings, Omar Silva e Kalieaswari Srinivasan.

Gli autori antepongono la meditazione al dramma, partendo da una scenografia sospesa e immobile che racconta soprattutto il percorso tutto intimo e personale di Marvuso verso la salvezza, dal piano della redenzione a quello della consapevolezza.

Uno spettacolo rarefatto, assolutamente asciutto e essenziale. Tutto viene appunto semplicemente messo in scena, con un sapiente uso delle luci, senza interpretazioni, rivelando nodi, interrogativi, umanità cui è lo spettatore a dover dare un senso. E sono spesso i corpi, gli sguardi, i volti, la fisicità a essere assolutamente espressivi. L’umanissimo teatro antropologico del grande regista.

data di pubblicazione:22/10/2018

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