Il poeta della Paesologia con un testo che parla a tutti i sensi ed esplora tutte le latitudini letterarie. La poesia, il frammento, l’aforisma in una congrua condensazione di senso. Arminio non spreca le parole, ma le scava, a saggiarne il significato più recondito, nella nostalgia per la civiltà suburbana perduta. Ma non è una filosofia del lamento perché, contemporaneamente, l’accettazione dello stato di quiete comporta un dinamico rilancio. Perché lo stato delle cose possa cambiare. I poli di attrazione sono la terra, le tradizioni, le radici, il sud in un’idea di paesaggio che si ribella alle gentrificazione come ai fenomeni naturali (il terremoto) che hanno destabilizzato le sue terre. Piccolo profeta periferico che smuove consensi con la forza pacifica del verseggiare. Difatti l’utopia è di credere che il poetare possa smuovere le montagne lottando contro l’ostinazione crudele di un potere sordo e centripeto. Emblematica l’affermazione che campeggia nella contro-copertina: “Si sta vicini per fare miracoli, non per ripetere il mondo. Che già c’è. Che già siamo”. Dunque un libro che muove un progetto ambizioso di palingenesi fondata sulla parola, sulla riabilitazione di un senso perduto. Una vita che presuppone una comunità, la scoperta dei luoghi dimenticati, la lettura corale collettiva, la scoperta. Confermando, una volta di più, che non è determinante l’obiettivo finale da raggiungere quanto la strada che si percorre, le singole tappe, da vivere tutti insieme. E da Bisaccia ha percorso tanti passi Arminio che si può definire un Paesologo, un fotografo, un animatore culturale, un libero pensatore, non estraneo a attività documentaristica e cartografia, oltre a essere il referente tecnico del progetto pilota della montagna materana nel Progetto pilota della montagna materano nell’ambito della Strategia nazionale per le aree interne. Muovendosi in quell’intrico simbiotico tra Lucania e Campania, terre dure, terre segnate dalla storia.
data di pubblicazione:19/07/2021
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