Si può anche leggere come un giallo il dotto saggio che valuta le influenze degenerative del progresso crollo dell’impero romano d’occidente. Con un linguaggio aperto anche ai non specialisti l’autore si apre a un gran ventaglio di potenziali cause della decadenza, misurando il limes, la vastità dei confini, il ruolo giocato dalle personalità imperiali, della burocrazie, alla corruzione, l’influenza religiosa nell’irrompere del Cristianesimo di Stato, la gestione della giurisprudenza. Fa opera di divulgazione approfondendo cause che possano avere attualità e riscontri ancora oggi vista la dipendenza antropologica da quel passato importante per la nostra civiltà. Quindi non semplice storia di sviluppo cronologico secondo un metodo di investigazione lineare ma una vera e proprio discesa approfondita nel cuore del problema e in base a un principio indiscutibile: ogni civiltà si porta sempre dietro le ragioni della sua nascita e, potremo aggiungere, della sua caduta. Una spiegazione monocausale espunge il necessario tema della complessità. Perché ascesa e declino partono da una valutazione complessiva il più ampia possibile. Dunque il metodo è cartina di tornasole tracciante. L’economia è al centro dell’esame in un affascinante caleidoscopio che ci riassume una forza vigorosa e poi una crescente debolezza. Spaccato suggestivo che ci restituisce un’epoca di lussi e conquiste, non prescindendo dall’incidenza nella storia delle storie, cioè delle biografie degli imperatori che si avvicendano nel proscenio di un territorio immenso. E fa effetto intuire che il centro dell’impero, all’apogeo del proprio sviluppo, non era Roma ma mete e obiettivi centrati sempre più a est. Su questo impero poi, in maniera deflagrante, si innestano le conseguenze delle invasioni barbariche, un altro elemento che ne determinerà la progressiva ancorché gloriosa fine. D’Eredità ha messo l’economia al centro della propria ricerca in altri due saggi pubblicati per lo stesso editore.
data di pubblicazione:01/06/2022
0 commenti