QUO VADO? di Gennaro Nunziante, 2016

Il nuovo film di Checco Zalone e Gennaro Nunziante arriva in sala dopo l’imponente lancio pubblicitario messo a punto dal produttore Taodue e dal distributore Medusa. Il primo giorno di programmazione fa già registrare il record di incassi per una commedia che, evidentemente, intercetta con impeccabile precisione la domanda di cinema vacanziero degli spettatori italiani.

Checco cresce coltivando il sogno di entrare a far parte della casta del “posto fisso”, invidiata cerchia di impiegati pubblici cui sono concessi i più desiderabili privilegi: telefonate intercontinentali “gratis”, orari di lavori a dir poco flessibili, regalie in grado di rifornire una dispensa degna dello chef più intransigente. Perché rendere omaggio a un pubblico ufficiale non è né corruzione né concussione, ma solo educazione.

L’ennesima riforma governativa, volta a gettare fumo negli occhi con una pretesa semplificazione della macchina burocratica, sconvolge però il solido equilibrio di Checco. Il senatore Nicola Binetto (Lino Banfi), orgoglioso sopravvissuto della Prima Repubblica, guiderà il “nostro eroe” nella strenua ed epica difesa del posto fisso contro gli insidiosi attacchi della Dottoressa Sironi (Sonia Bergamasco), cinica e spietata emissaria del Ministro (Ninni Bruschetta).  Checco assume le vesti di un novello e surreale Ulisse: costretto a un’imprevedibile e rocambolesca Odissea e ammaliato dal sorriso ipnotico della ricercatrice Valeria (Eleonora Giovanardi), è disposto a mettere in discussione gli ideali più consolidati della propria identità di gretto italiano medio, intraprendendo un autentico e profondo processo di civiltà e civilizzazione. Il richiamo di Itaca diviene a un certo punto irresistibile, ma il concetto di “casa”, si sa, non è necessariamente imbrigliato dalla staticità delle radici e il desiderio di spingersi oltre le colonne d’Ercole è connaturato all’essenza stessa dell’Uomo, specie nella variante dell’Uomo innamorato.

Quo vado? ruota attorno alla dissacrante ironia degli stereotipi italiani più tristemente noti, restituendo, attraverso i toni della commedia, il tentativo di una satira socio-politica che rievoca i tempi del glorioso ragionier Fantozzi. I riferimenti alla Commedia all’italiana, pure spesso chiamata in causa nei primi commenti al film, appaiono forse fuori luogo: da una parte l’invalsa abitudine di tessere le lodi del cinema italiano tirando fuori dal cassetto in cui erano riposte le preziose trame del Neorealismo e della Commedia all’italiana suona più come l’incapacità di “stare in piedi da soli” che come un effettivo confronto critico; dall’altra parte le citazioni dell’ispirata penna di Age e Scarpelli, del versatile istrionismo di Alberto Sordi e della lungimirante (a tratti profetica) macchina da presa di Dino Risi e Mario Monicelli suonano più dissacranti di qualsiasi battuta che Checco Zalone abbia l’ardire di pronunciare.

I colpi di comico genio non mancano di certo: dalla selezione dei migranti approdati a Lampedusa affidata alle doti calcistiche degli stessi alla citazione de La Grande Bellezza di fronte al “Fontanone del Gianicolo”, passando per la decisiva svolta narrativa affidata alla riunione di Al Bano e Romina sul palcoscenico del Festival di Sanremo. Nel complesso, però, l’impressione resta quella di una sequela di sketch più adatti alla risata da piccolo schermo che alla sceneggiatura cinematografica, con un finale prevedibilmente romantico-buonista nel quale si dissolve ogni barlume dello scanzonato ma perdente eroe piccolo borghese del “fu Cinema Italiano”.

Il fascino delle ambientazioni offerte dal (milionario) set internazionale, unito alle preziose interpretazioni di Sonia Bergamasco, Maurizio Mattioli, Lino Banfi, Ninni Bruschetta, ma anche alla convincente prova della protagonista femminile Eleonora Giovanardi, rendono Quo vado? un gradevole digestivo natalizio, sia pur non sostenuto da un banchetto davvero in grado di esaltarne la degustazione.

data di pubblicazione 03/01/2016


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