La famiglia Pierce ogni anno celebra il Natale con addobbi festosi e filmati ricordo, perché nulla vada perduto. La perdita improvvisa del padre tanto amato, però, porterà apatia e malumore, e una triste rassegnazione. Mamma lavora in ospedale con turni impietosi, il figlio maggiore frequenta cattive compagnie e non crede più nel Natale. Ma la piccola Kate, proprio la sera della vigilia…
Potrebbe essere un film di Natale come tanti, da guardare una sera in famiglia. Protagonista è Santa Claus con la sua slitta trainata da renne volanti e il suo inconfondibile costume rosso fuoco. Prima della sua apparizione, quasi ad annunciare il suo arrivo, una bambina davanti a una videocamera accesa riprende se stessa mentre affida a lui speranze e desideri.
È la storia nella storia, o meglio il sogno nel sogno. Ed ha inizio tra le pareti di quella casa che la morte prematura del papà ha reso desolata e spoglia. Pareti troppo anguste per i due giovani “eroi”, il fratello maggiore “Teddy bear” e la sorellina Kate (Judah Lewis e Darby Camp). Insufficienti a contenere tanto la voglia di evasione dell’uno quanto le fantasticherie dell’altra.
Babbo Natale è la via di fuga che si materializza all’improvviso, come un’uscita d’emergenza indicata da scie luminose. È la magia “in carne ed ossa” – con meno carne di quanto ci si aspetti, in realtà ( “I cartelloni pubblicitari mi ingrassano di quaranta chili almeno!”).
Uno strepitoso Kurt Russel dà vita ad un personaggio scanzonato, ironico e a tratti irresistibilmente vanesio. L’interpretazione del suo “Santa”, determinato a riparare la propria slitta per consegnare in tempo tutti i doni, attinge al repertorio dei ruoli più cari al cinema americano. Driver spericolato sulle strade di Chicago, stuntman sui tetti delle case, gangster per una notte e rockstar d’eccezione dietro le sbarre. Sempre e comunque ostinato nel voler difendere lo “spirito del Natale”, a tutti i costi. Diverte e commuove, questo “San Nick” che chiama per nome chiunque incontri, nel corso di questa sua breve avventura. Buoni o cattivi – che importa – ciascuno ha un nome, un’infanzia, un giocattolo preferito da ricordare, un sogno, realizzato o infranto. E lui li ricorda tutti.
E cosa c’è di più magico di questo? Qualcuno che ti conosca veramente. E che si ricordi di te, di com’eri… Un vero “miracolo” che in fondo ogni essere umano desidera, a tutte le latitudini e su tutte le strade del mondo. Non solo nella trentaquattresima.
data di pubblicazione:12/12/2024
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Grazie Daniela, lo guarderò senz’altro.