(Hotel Excelsior di Roma, 27 luglio 2016)
Spero di rivedervi a Venezia, perché credo che quest’anno valga particolarmente la pena esserci. Con questo buon auspicio il Presidente della Biennale Paolo Baratta chiude il suo intervento alla conferenza stampa di presentazione della 73. Mostra internazionale d’arte cinematografica. E in effetti Venezia 73, dedicata a Abbas Kiarostami e Michael Cimino, sembra promettere davvero bene. Il film d’apertura sarà il musical La la land di Damien Chazelle (con Ryan Gosling ed Emma Stone), in concorso, mentre la chiusura sarà affidata al fuori concorso The Magnificent Seven di Antoine Fuqua (con Denzel Washington e Chris Pratt, attesi al Lido), che aprirà il Festival di Toronto.
La Mostra intraprende l’ambizioso tentativo di coniugare armoniosamente tradizione e innovazione. Tra le novità più attese, dopo la copertura di quello scavo che per anni ha invaso l’area adiacente al Palazzo del Casinò, c’è l’inaugurazione della nuova sala di circa 450 posti, che ospiterà la nuova sezione “Cinema nel giardino”. Si tratta di un esperimento dall’esito incerto, il cui obiettivo è quello di collocarsi nel medio virtuoso tra il cinema d’autore e quello commerciale, con proiezioni (gratuite) destinate non solo alla ristretta cerchia degli accreditati. Il Direttore Alberto Barbera non può fare a meno di rilevare la tiepida accoglienza della nuova sezione da parte dei registi italiani, con la sola eccezione di Gabriele Muccino. Vedremo se lo scetticismo dei cineasti nostrani si rivelerà fondato oppure no.
La Mostra intende poi aprirsi a tutte le forme di produzione e distribuzione, che il cinema non può più ignorare: non solo l’ormai consolidata realtà dei documentari, ma anche le serie televisive (grande attesa per i primi due episodi di The Young Pope, firmati Paolo Sorrentino, con Jude Law e Diane Keaton) e quelle destinate al web.
Se lo scorso anno il filo conduttore dei film proiettati al Lido sembrava essere la spasmodica ricerca di un rapporto con la realtà che fosse diretto e immediato, la chiave di lettura della nuova edizione parrebbe sensibilmente mutata. Posto che, precisa il Direttore, un film che parla del passato o del futuro finisce inevitabilmente per restituire una riflessione sul presente, l’approccio con il reale può avvenire in maniera “filtrata”.
Il primo filtro è quello rappresentato dalla letteratura. Sono molti i film in programma tratti da opere letterarie: talmente tanti che viene da chiedersi se non si tratti dell’ennesimo segnale di una “crisi della sceneggiatura originale”. Tra quelli in concorso meritano segnalazione Les beaux jours d’Aranjuez (cui si aggiunge l’ulteriore “filtro” del 3D) di Wim Wenders, Frantz di François Ozon, Nocturnal Animals di Tom Ford.
Il secondo filtro, ancora rivolto al passato, è rappresentato dalla valorizzazione dei fatti storici come oggetto del racconto cinematografico: il riferimento obbligato all’attesissimo Jackie di Pablo Larraím, con Natalie Portman chiamata a interpretare Jacqueline Kennedy nei giorni immediatamente successivi all’omicidio di JFK.
Il terzo filtro, proteso stavolta verso il futuro, è quello rappresentato dalla fantascienza: si segnala anzitutto The Bad Batch di Ana Lily Amirpour, che gareggia in concorso.
Gli italiani in concorso sono tre. Giuseppe Piccioni torna al Lido con Questi giorni (Magherita Buy e Filippo Timi nel cast); Roan Johnson presenta Piuma, che, a detta del Direttore, rappresenta la commedia che tutti vorrebbero realizzare; Massimo D’Adinolfi e Martina Parenti, coppia cinematografica e nella vita, provano a sorprendere la Mostra con Spira mirabilis, che, anticipa ancora Barbera, sarebbe riduttivo definire un documentario, trattandosi di una sorta di cosmologia e di riflessione sul senso della vita raccontata con immagini di sorprendente impatto visivo.
Il programma integrale della Mostra è consultabile da http://www.labiennale.org/it/cinema/73-mostra/film/. In attesa del 31 agosto e delle meraviglie di Venezia 73.
data di pubblicazione: 28/07/2016
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