(Museo Carlo Bilotti – Roma, 16 settembre 2016/8 gennaio 2017)
A quasi otto mesi dalla scomparsa di Ettore Scola, il 16 settembre 2016 è stata inaugurata presso il Museo Carlo Bilotti di Villa Borghese la tanto attesa mostra dedicata ad uno degli artisti italiani più completi, profondi e umani degli ultimi 60 anni.
La mostra – articolata su due filoni, quello privato e quello professionale – è un’autentica passeggiata tra le stanze di “casa Scola”. Per quasi un paio d’ore, il visitatore si perde nella storia di questo grande uomo – disegnatore, sceneggiatore e regista -, e impara a conoscerlo meglio e a sentirlo ancor più familiare. Nella prima sezione delle Mostra si sfoglia “l’album di famiglia”: dai primi anni di infanzia trascorsi nella natia Trevico, dove c’è stato l’indelebile primordiale incontro con il “cinema”, a quelli che seguirono il trasferimento a Roma, passando per il rapporto in famiglia con il fratello maggiore, il padre medico e la madre che subito assecondò la passione e il talento del futuro cineasta accompagnandolo dopo scuola a vedere due film al giorno. E poi, il primo incontro tra i banchi con colei che sarebbe divenuta l’unica donna della sua vita, Gigliola, la nascita delle due figlie Paola e Silvia, e in parallelo i primi lavoretti per la scanzonata e affascinante redazione del settimanale umoristico Marc’Aurelio. Accanto alla vita privata si muovono parallelamente gli esordi del cineasta come vignettista, poi come dialoghista, sceneggiatore e infine come regista. Un’evoluzione professionale che si fonde con la sua vita privata grazie ai forti legami che Scola fu capace di stringere e mantenere nel tempo anche fuori dalle redazioni e dai set con autori come Metz, Marchesi, poi Macari, con artisti come Alberto Sordi – suo testimone di nozze – Risi, Pietrangeli, Vittorio Gassman, solo per citarne alcuni. Attraverso il file rouge dei disegni inediti di Ettore Scola – ritraenti momenti di vita privata, lo scambio di idee o la creazione della battuta geniale all’interno della redazione de Marc’Aurelio, la concettualizzazione grafica della trama o dell’inquadratura di una scena di un film, la caricatura di un amico o del Maestro Fellini –, ci si addentra nella bellezza di un uomo sensibile, timido, profondamente rispettoso dell’uomo e della condizione della donna, dei cd. “deboli” e degli emarginati del boom del dopo Guerra italiano, affettuoso con le figlie e con i compagni di lavoro e di vita. Una persona genuina, schietta. Un regista attento, meticoloso che sia come sceneggiatore, sia come regista non assecondava passivamente l’idea o i timori dei produttori, assumendosi il rischio di scelte talvolta audaci e, soprattutto, il rischio di non piacere a tutti i costi a tutti. Il rapporto con i suoi collaboratori, con gli attori durante le prove e fuori dal set, il legame con Federico Fellini, tutto filtrato e reso per la prima volta così completo e a noi vicino grazie a foto inedite, file audiovisivi, ricostruzioni con pezzi originali dello studio del Regista, l’esposizione di pezzi unici di alcuni dei suoi set, le locandine dei suoi film, le dichiarazioni delle persone con cui ha lavorato e vissuto, i vinili delle colonne sonore dei suoi lungometraggi, i premi. Al termine del percorso lungo i corridoi e le apparenti stanze della Mostra, inevitabilmente evocative dell’appartamento del quartiere Prati de La Famiglia, all’amarezza per la scomparsa del cineasta prevale la gioia del privilegio regalatoci dalla sua famiglia: poter trascorrere con il Maestro Ettore Scola qualche ora in compagnia delle sue parole, del suo sguardo attento e pulito, degli aneddoti che hanno segnato e colorato i suoi anni di carriera poliedrica. Ettore Scola, indimenticabile, grazie a questa esposizione diviene nuovamente parte della nostra vita, della storia del nostro paese e ci lascia come un amico al quale dire arrivederci, perché lo andremo a trovare rileggendo e sfogliando il Libro “Piacere, Ettore Scola” e rivedendo ciclicamente i suoi film, mai banali, ma sempre innovativi ed attuali.
data di pubblicazione:19/09/2016
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