Peterloo è la crasi tra St. Peter’s e Waterloo. Essa indica “la strage di innocenti” che avvenne durante un comizio nell’agosto del 1819, presso St. Peter’s Field a Manchester ad opera della cavalleria inglese, immediatamente dopo la vittoria su Napoleone a Waterloo, allo scopo di soffocare nel sangue la pacifica manifestazione di famiglie di contadini che, pur pagando i tributi al Re, si erano radunati per chiedere al Governo inglese la riforma elettorale, non potendolo fare esprimendo regolarmente il proprio voto.
Mike Leigh (Segreti e bugie, Il segreto di Vera Drake e Turner) ci regala un altro dei suoi “affreschi” sui diritti negati ai più deboli, raccontando un episodio sovente riportato nei trafiletti dei libri di storia inglese, in cui persero la vita diciotto persone ed almeno un centinaio rimasero gravemente ferite: un forte atto di repressione sulla libertà di riunione ad opera del governo su donne, bambini e braccianti di Manchester, che rappresentò una delle scintille per la definizione della futura democrazia.
Il regista ci riporta ancora nel passato per parlarci del presente, mettendo di nuovo al centro dei suoi racconti l’uomo nella sua eterna lotta contro l’avidità del potere, la corruzione e la violenza: questa umanità che perde tutto per tentare di vivere una vita migliore, per far valere i propri diritti e che combatte in nome di un ideale che possa condurla verso una vita più giusta. Leigh ci fa capire come le ripercussioni economiche, su un paese appena uscito da un conflitto seppur vittorioso come il caso dell’Inghilterra su Napoleone, siano ugualmente devastanti e come i governi hanno da sempre tentato di risolvere ogni genere di crisi vessando il popolo, come fecero i conservatori del governo britannico nell’ 800.
Peterloo è un film storico che si articola, come spesso avviene nelle pellicole di Leigh, partendo da una lunga fase di preparazione in cui entriamo nell’atmosfera di queste famiglie contadine, inventate ad arte dal regista, ma che verosimilmente ricalcano la vita di quelle reali di allora: persone normali che non sanno come sopravvivere nel quotidiano. Ed è in questo contesto che, con il supporto di attivisti e giornalisti, cominciano a farsi largo le idee di cambiamento.
Le scene del massacro sono esaltate dal montaggio di Jon Gregory (Tre manifesti a Ebbing, Missouri), con una sequenza di immagini di grande impatto visivo; il lavoro di Jon Gregory è stato paragonato da Leigh come quello di uno chef che assembla gli ingredienti per arrivare ad esaltare il gusto finale del piatto che si sta realizzando. Dick Pope ha invece curato la fotografia, attingendo alla sua lunga esperienza da documentarista in zone di guerra: il risultato è dato da inquadrature di ampio respiro, con masse di persone brulicanti e comizi politici, che ci introducono sino alle fasi finali dello scontro.
Peterloo si sceglie di andarlo a vedere per riflettere su come la storia si ripeta, incessantemente, sotto i nostri occhi e su come da certi errori del passato si possa partire per affrontare meglio il presente.
data di pubblicazione:29/03/2019
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