(Gigi Proietti Globe Theatre – Roma, 10/19 giugno 2022)
Torna dopo il successo dello scorso anno Pene d’amor perdute per la regia di Danilo Capezzani. Lo spettacolo inaugura la nuova stagione del Gigi Proietti Globe Theatre, da quest’anno diretto dal premio Oscar Nicola Piovani.
Pene d’amor perdute è una commedia che parla di giovani amanti e del sottile gioco del corteggiamento. Alla corte di Navarra, un luogo più fiabesco che reale, un re e i suoi compagni decidono di trascorrere tre anni dedicandosi solo allo studio, lontani da ogni tentazione e soprattutto dalle donne. L’arrivo della Principessa di Francia con le sue dame al seguito rovina inevitabilmente ogni pretesa di retta condotta. Le scene e i costumi di Marta Crisolini Malatesta ambientano l’azione nella classe di un liceo, i cui alunni sono presi da pulsioni giovanili che non tardano a manifestarsi. Il desiderio di conquista della propria amata si fa impellente, ma guai a essere scoperti nella propria debolezza. E così, tra regali fatti nel segreto, poesie composte e inviate di nascosto alla propria amata, mascheramenti poi svelati e confessioni solitarie ascoltate da orecchie indiscrete, prende il via una serie di esilaranti gags che riportarle in un racconto sarebbe difficile e noioso. Quello che rimane è la freschezza di uno spettacolo messo in scena da un gruppo di attori il cui entusiasmo, energia e una certa arguta creatività sono senza dubbio il motore portante di questa regia. Felice si conferma la collaborazione, ancora quest’anno, con gli allievi dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico. Sul palco il Re è Gabriele Gasco, innamorato della Principessa Sofia Panizzi. Al suo seguito Francesco Russo e Luca Carbone, Biron e Dumain, con le rispettive amanti Eleonora Bernazza e Adele Masciello (Rosalina e Caterina). Il nobile francese a servizio delle dame è Davide Fasano, mentre Sara Mancuso è Jaquinette, la contadina contesa tra Zucca (Leonardo Cesaroni) e Don Armado (Michele Enrico Montesano). Sono personaggi che abbozzano tipi comici che torneranno in altre commedie del bardo, come lo sono anche Bruscolino (Samuele Teneggi) e Intronato (Paolo Madonna).
Il merito del successo della regia di Danilo Capezzani è senz’altro nell’aver saputo sfruttare l’estro musicale degli artisti sulla scena nelle voci come nell’utilizzo degli strumenti (la drammaturgia musicale è di Paolo Coletta) e di aver così trasformato un testo difficile da rappresentare per il suo eccessivo lirismo rinascimentale in una fiaba musicale estremamente godibile e vicina al nostro gusto. Ma è specialmente nel linguaggio che il miracolo si compie. Bandito ogni virtuosismo barocco nell’utilizzo della parola, rimane in piedi una lingua limpida sulla quale con facilità poggia l’azione. Il linguaggio si trasforma in un dedalo apparentemente intricato di doppi sensi, allusioni, di frasi che scimmiottano il bel parlare e sfocia in un torrente infinito e sfiancante di parole e battute che suscitano la risata a ogni angolo.
Il finale resta amaro, così lo ha voluto Shakespeare. Le donne si congedano all’improvviso dai rispettivi uomini perché una triste notizia è sopraggiunta. È la prova finale che impone l’esame per la maturità. Un anno ancora di attesa dopo il quale potranno finalmente rivedersi. Ma cos’è in fondo un anno? È il tempo giusto che rimanda a un lieto fine che di certo arriverà.
Qui di pene non ce ne sono. Qui ci si diverte. E tanto.
data di pubblicazione:15/06/2022
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