Siamo arrivati alla quarta puntata delle inchieste del Commissario Dupin. Il tedesco Jorg Borg, nom de plume J. Luc Bannalec, finto francese, prosegue le sue storie ambientate nella francesissima Bretagna. I suoi romanzi che continuano a spopolare in Germania ed in Francia, complice anche una trasposizione in una serie TV molto ben riuscita, stanno ora trovando evidentemente un loro seguito anche in Italia.
Ritroviamo quindi ancora una volta il nostro Commissario esiliato a Concarneau da ormai 5 anni. La nuova storia prende avvio dalla scoperta di un cadavere che però scompare prima che la polizia giunga sul posto. Un’indagine difficile fra ulteriori omicidi, connessioni scozzesi, traffici illeciti di ostriche, sabbia rubata dalle spiagge … Port Bélon, perla della Bretagna, è il teatro della nuova inchiesta ed anche l’occasione per il “parigino” Dupin per scoprire le tradizioni celtiche ed entrare nel mondo dell’allevamento e commercio delle ostriche più raffinate e rinomate. Un’opportunità per l’Autore per confermare il suo amore per la Regione, emulo di grandi scrittori come Simenon nel dipingere atmosfere, luoghi e personaggi fortemente caratterizzati dalle ambientazioni provinciali. Il Commissario è onnipresente nell’indagine e la sua personalità, unitamente alla sua vita privata, sono ormai ben delineate, meno letterarie più umane e reali così come la sua psicologia, le manie, l’amore per il buon mangiare e la sua vulnerabilità per i troppi caffè.
Gli accertamenti procedono senza grandi sbalzi, quasi dolcemente, ogni pista è seguita con minuzia sino in fondo. L’intrigo anche se complesso si evolve armoniosamente, le descrizioni sono piacevoli ed arricchiscono la trama senza appesantirla. La vicenda appare infatti meglio definita, più coerente, più accattivante e più sottile delle storie che l’hanno preceduta. Bannalec sembra aver trovato il giusto equilibrio narrativo, stesso ritmo veloce e stessi incessanti colpi di scena ma senza le lungaggini dei primissimi romanzi come se lo scrittore non avesse più niente da dover dimostrare e nessuno da dover convincere.
Un polar che risuona come un pianoforte perfettamente accordato e che, come dicevamo, ha lo charme desueto di un buon vecchio e normale giallo di una volta, quei gialli che si basavano tutti sui metodi investigativi, sul ragionamento piuttosto che sull’azione. Orgoglio Bretone non è certo un thriller palpitante ma è un romanzo accattivante, piacevole a leggere, con un plot ben sviluppato e con buoni e credibili intrighi e colpi di scena. Discretamente accettabili poi anche la suspense e la nebbia che permangono sino alla fine.
L’interesse vero è tutto sui fatti, sulle indagini, sui luoghi ed il paesaggio. Sulla splendida Bretagna, le sue cittadine, il suo mare, gli abitanti e le tradizioni presentati tutti con tale dovizia di particolari e ricchezza di atmosfere da divenire a loro volta protagonisti. Dunque un buon piccolo poliziesco che intriga il lettore e gli fa venir voglia di andarsi a gustare qualche frutto di mare sulle rive dell’estuario del Bélon accompagnandolo con dell’ottimo vino.
data di pubblicazione:16/06/2022
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