Gli autori di Boris hanno immaginato un contro-film natalizio dove la festa più grande dell’anno è vista come una ferale sciagura e descritta con caustico sarcasmo e corrosiva comicità. Ma solo in parte si tratta di satira sociale o antropologica, perché la costruzione della storia e dei personaggi sono lontanissimi da ogni verosomiglianza e, giustamente, fanno piuttosto pendere la bilancia dalla parte dell’ humour demenziale dove tutto è come in uno specchio deformante. La vicenda si snoda su due tempi speculari, uno ambientato in un borgo immaginario del viterbese dove gli odi atavici e il perdono sono ancora legati a beni come un decespugliatore o alla caccia al cinghiale e l’altro invece in una alta borghesia dove i rapporti familiari e le nevrosi dipendono molto dagli utili della società di famiglia, appena celati dalle manie di beneficenza della padrona di casa. I medesimi attori, tutti straordinari (da notare soprattutto i due Guzzanti, Mastrandrea ed una inedita irriconoscibile Laura Morante) interpretano ruoli in entrambe le due parti del film mentre al conduttore Cattelan e alla Mastronardi sono affidati i due innamorati che come un fil rouge attraversano tutta la vicenda. Il film è esilarante nella prima parte, una serie di sorprendenti figure e situazioni visionarie azzeccatissime, ma poi la seconda parte è più sfocata e stanca, soprattutto prevedibile.
data di pubblicazione 1/12/2014
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