(Teatro Quirino – Roma, 1/6 novembre 2016)
Adriana abita in una casa anonima in una desolata periferia. Non parla con nessuno tranne che con il marito, i due figli e la madre per telefono. Adriana è incinta e soffre il caldo d’afoso di fine luglio. Parla un dialetto napoletano contaminato e sincopato e vive di canzoni, tv e luoghi comuni.
Era il 1983 quando il compianto Annibale Ruccello, grande drammaturgo di Castellammare di Stabia, scomparso prematuramente a soli trent’anni in un incidente automobilistico, scriveva all’età di ventisette anni, Notturno di donna con ospiti, che, con Le cinque rose di Jennifer ed il capolavoro Ferdinando costituiscono le pietre miliari della sua produzione, opere di disarmante attualità che mettono a nudo i risvolti più cupi dei rapporti interpersonali, le incoerenze del progresso, la violenza domestica.
Adriana è sola e infelice anche se non sa di esserlo. Una notte d’estate però, mentre suo marito è al lavoro e si è addormentata davanti al televisore, in casa piomba una donna spaventata che le chiede aiuto a seguito ad un’aggressione subita per strada. Adriana riconosce che è la sua vecchia compagna di banco Rosanna. Poco dopo giungeranno il marito di Rosanna, ed il suo amante, Sandro, che è stato il primo amore di Adriana, e lo stesso marito Michele. La presenza di questi ospiti, i loro comportamenti morbosi e l’alcool cui Adriana non è abituata, la porteranno ad aprire cassetti della memoria richiusi dai tempi dell’adolescenza, quando viveva con un padre affettuoso e remissivo ed una madre autoritaria ed oppressiva.
Ma chi sono questi ospiti e perché quella notte sono lì? La loro presenza dà modo ad Adriana di riconsiderare la sua vita con occhio critico. La folle e imprevedibile nottata lascia pesanti segni nella testa di Adriana, che logorata dalla solitudine e dalla frustrazione del quotidiano, la porterà ad un folle decisione.
Giuliana De Sio interpreta Adriana nel Notturno di donna con ospiti, sul palcoscenico del Teatro Quirino dal 1 al 6 novembre, con la regia di Enrico Maria Lamanna e la riproduzione scenica di Roberto Ricci.
Annibale Ruccello costruisce attorno al personaggio d’Adriana un complesso tessuto drammatico composto da molteplici piani narrativi. Gli elementi sono i medesimi di tutta la produzione di Ruccello: la periferia degradata, le canzoni alla radio, la tv, il luogo chiuso e il pericolo esterno. Il contatto con mondo esterno è filtrato attraverso la veranda e l’armadio che diventano scene nella scena. Il passato di Adriana si materializza in flashback onirici, attraverso una continua interscambio della protagonista con i personaggi che popolano la sua casa e la sua mente. Sogno e realtà si mescolano, scanditi da una angosciante e angosciosa ripetizione di frasi o parole. La conclusione, noir e cinematografica, propone il triciclo di Shining e l’abito da sposa, sintesi di una nuova dimensione nella quale la mente di Adriana è già entrata.
Un testo che viene messo in scena da oltre vent’anni con la stessa attrice. L’interpretazione di Giuliana De Sio, nel ruolo di Adriana, è straordinaria per la sua capacità di raccontare una donna ordinaria, sola, alienata, chiusa tra quattro mura, in una sorta di prigione con tutti i piccoli comfort, carica di rimpianti di gioventù e appiattita dal grigiore quotidiano.
Tutto il cast è ottimamente diretto; meritano una particolare menzione Rosaria De Cicco nel ruolo di Rosanna e Gino Curcione, nel doppio ruolo del padre e della madre di Adriana, interpretati con eleganza, ironia, mai eccessivi.
Un’opera metropolitana riproposta dall’attenta regia di Enrico Maria Lamanna, bravo a ricontestualizzarla in chiave terribilmente attuale che scuote e colpisce.
data di pubblicazione: 4/11/2016
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