Peter Greenaway è probabilmente il regista che ha dialogato di più con la storia dell’arte in assoluto Rembrant è sicuramente uno dei pittori più cinematografici di tutti i tempi, in grado di riprendere con forza e personalità il suo tempo. Solo Peter Greenaway poteva dipingere la sua storia e il suo mondo di luci e ombre.
La storia di un pittore che a 23 anni è già ricco, famoso, affermato in tutte le corti d’Europa, ma che dopo 15 anni di luminosa carriera artistica cade in disgrazia, perdendo tutto e morendo di stenti.
Rembrandt muore nella miseria non perché i suoi quadri non fossero più apprezzati dal pubblico, ma perché la società che lo aveva acclamato non gradiva più i messaggi racchiusi all’interno dei suoi quadri, non volendo essere accusata dei crimini morali che il pittore le rimproverava.
Il film racconta la genesi del suo più celebre dipinto, Nightwatching (La ronda di notte), ritratto di gruppo di una milizia civica di Amsterdam. Rembrandt (Martin Freeman) è convinto dalla moglie gravida (Eva Birthistle) a eseguire un ritratto di alcuni commercianti che si erano “eroicamente distinti” durante le guerre contro la Spagna Lavorando al dipinto, Rembrandt scoprirà la cospirazione che i suoi committenti stanno orchestrando, e ciò lo spingerà a trasformare coraggiosamente il dipinto in un vero e proprio atto d’accusa contro i potenti.
Da qui l’inizio delle sue sventure, che Greenaway ha voluto indagare, costruendo una vicenda che si muove tra misteri criminali, satira politica e passioni amorose, e ripercorrendo la vita del pittore e di chi gli stava attorno all’epoca.
Il quadro sarà la definitiva fine delle sue fortune: dopo la morte della moglie per parto, il pittore scivola nell’ossessione e viene screditato dai commercianti, che lo fanno sedurre da una scaltra donna e tentano di renderlo cieco.
Nightwatching arriva finalmente in Italia sul grande schermo, distribuito da Lo Scrittoio, a nove anni di distanza dalla sua presentazione, molto apprezzata dalla critica, alla 64esima edizione del Festival del Cinema di Venezia.
Per presentare il film, Greenaway ha incontrato il pubblico in 4 proiezioni-evento realizzate in collaborazione con CG Entertainment: il 5 novembre al Cinema Odeon di Firenze, il 6 presso l’Anteo spazio cinema di Milano e al Teatro Argentina di Roma, e lunedì 7 al TTV Festival di Riccione.
Non è un ritratto storico attendibile di un’epoca: partendo dall’idea che il quadro contenga “51 misteri, che i critici stanno ancora cercando di svelare” (parole di Greenaway) il regista tesse una trama intricatissima, ritraendo il personaggio nel triplice ruolo di artista, uomo comune e “investigatore”. E il personaggio di Rembrandt è il vero punto di forza del film: Greenaway evita sapientemente lo stereotipo del genio folle, ritraendo il personaggio nei suoi gesti quotidiani, nel suo grottesco modo di fare e di esprimersi. Un uomo qualsiasi, con problemi economici e il vizio delle donne, mai ritratto nell’atto del dipingere, pur essendo continuamente alle prese con la sua opera.
Greenaway costruisce un film classicamente barocco nell’uso degli spazi e delle scenografie, che riprendono le composizioni visive de Lo Zoo di Venere o de Il ventre dell’architetto, Nightwatching segna infatti una sorta di ritorno alle origini e soprattutto a I misteri del giardino di Compton House: anche qui un pittore come protagonista, una cospirazione legata a dei quadri, il tutto tratteggiato da impressionanti e stupendi giochi di luci e ombre. Un film in costume che è un’opera cinematografica acuta, interessante e moderna.
data di pubblicazione:08/11/2016
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