Una banda di rapinatori, duri, determinati ed ex appartenenti alle forze speciali, progetta e mette in atto un audace colpo in una banca superblindata. Sulle loro tracce una squadra d’élite della polizia di Los Angeles composta da uomini ancora più duri e violenti che operano con modi assolutamente non convenzionali. Non ci sono buoni o cattivi, ma solo due gruppi che si affrontano senza esclusione di colpi.
Nella tana dei lupi è il primo lungometraggio di Christian Gudegast, collaudato ed affermato sceneggiatore di film d’azione che, passando dietro la macchina da presa, mostra di possedere anche un’apprezzabile maestria e capacità di governare racconto ed azione. Siamo in un film di genere, fra il poliziesco ed il noir, un film maschio, testosteronico ed adrenalinico, uno scontro fra opposti gruppi, rivalità ed anche stima fra capibranco. Un film duro, diretto ed efficace con anche tratti di eleganza nella struttura e nella messa in scena. Gudegast non lascia nulla al caso, si è chiaramente ispirato e misurato con i canoni estetici del ricchissimo genere e con alcuni classici polizieschi: Heat-La Sfida, The Town, e, non ultimo I Soliti Sospetti, non trascurando nemmeno di flirtare abbondantemente con il Western. Siamo nelle atmosfere descritte da J. Ellroy, nella Los Angeles ove le frontiere fra la legge ed il crimine sono molto tenui, sbirri e delinquenti sono buoni e cattivi, simpatici ed antipatici in pari misura. Il film fa man bassa degli archetipi e degli elementi classici dei vari generi: il poliziotto ambiguo, i gruppi contrapposti … L’autore miscela poi sapientemente le varie componenti, le mischia con gli schemi altrettanto classici e popolari del sottogenere della preparazione del colpo grosso ed infine, serve un cocktail molto gradevole, con la ciliegina di un sottofinale a sorpresa che prepara e prelude al sequel già in lavorazione ed ambientato, questa volta, a Londra. Per quanto opportunistico possa apparire il percorso, la realizzazione ed il risultato finale sono però molto efficaci e ne risulta un insieme ricco di emozioni e molto coinvolgente. Nella tana dei lupi è certamente un film con qualche cosa di più rispetto alla media, certo nulla di rivoluzionario, ma apprezzabilissimo per gli appassionati grazie ad una sceneggiatura solida e ben strutturata ed ad una messa in scena stilisticamente molto accurata. Il montaggio è tagliente, il ritmo incalzante, Los Angeles superbamente filmata e l’intero cast, fin nei ruoli più marginali è perfetto e professionale. Finalmente una buona opportunità recitativa per Gerard Butler nei panni del capo della squadra anticrimine, un attore, fino ad oggi sprecato in film d’azione improponibili o in commedie sentimentali zuccherose, che ha saputo qui cogliere forse l’occasione della sua vita disegnando ed interpretando magistralmente la figura del poliziotto dai metodi poco ortodossi. Gli fanno da contr’altare: il capobanda (Pablo Schreiber) e, soprattutto, l’autista della banda (O’Shea Jackson Jr.). Nella tana dei lupi è dunque un film astuto, un thriller-poliziesco moralmente ambiguo fino al finale, un prodotto di discreta qualità che mantiene tutte le promesse attese dagli amanti del genere e li farà felici per quasi due ore di spettacolo. Una buona occasione di svago. Non mancano di certo le inevitabili cadute di tono con dialoghi e situazioni a tratti meccaniche e stereotipate e con la proposizione di cliché con cui però il regista sembra voler scientemente giocare dando così prova di notevole autoironia ed intelligenza.
data di pubblicazione:11/04/2018
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Avendo letto di recente, Corruzione di Don Wislow( ancora più duro di Ellroy) , nel film ho ritrovato molte affinità con “i nuovi centurioni”della polizia USA. La recensione evidenzia con precisione tutte le peculiarietà del film e ne sottolinea i grandi meriti. Il mio giudizio è ancora decisamente più positivo: è vero è un noir , ma, non è forse questo il genere che insieme ai western ,di cui è stretto parente, ha segnato la grande storia del cinema statunitense e non solo?