(Teatro Olimpico – Roma, 18/30 novembre 2014)
Il coreografo, o meglio, il Maestro americano Moses Pendleton ha realizzato con gli incantevoli ballerini Momix l’Opera “Alchemy”, uno spettacolo incentrato sui colori e sui simboli alchemici per eccellenza: acqua, terra, fuoco e aria (nell’ordine di rappresentazione).
L’opera d’arte dinamica in scena al Teatro Olimpico di Roma si apre con la dimensione dei fondali marini (Acqua come primo elemento) per poi volgere, in un crescendo di suggestioni e musiche palpitanti, alla volta del Fuoco. Sul palco i Momix offuscano qualsivoglia altra dimensione del teatro e il pubblico è sopraffatto dal calore del rosso e dagli effetti ottici – che incantano con la semplicità dei movimenti dei tessuti e del gioco di luci – e sonori in perfetta simbiosi con il ritmo vigoroso delle coreografie dei ballerini. I componenti del corpo di ballo non sembrano umani. Tutti i ballerini, dai fisici michelangeschi, appaiono estranei alle normali leggi gravitazionali: fluttuano leggeri e si dimenano energici divenendo una cosa sola con le musiche che accompagnano i diversi scenari alchemici, anche grazie alla sapiente complicità dei costumi e delle poche, ma essenziali, componenti scenografiche. L’effetto ottico più originale è reso dalla suggestiva performance dedicata all’elemento Terra: 6 ballerini avvolti in una particolarissima tuta nera-seconda pelle, che li rende indistinguibili l’uno dall’altro, sono visibili al pubblico solo nell’essenza di corpi umani neri interamente attraversati da linee/venature dai colori iridescenti (quasi un effetto fluo/luminor) mentre si dimenano in una serie di costanti movimenti che rievocano le fatiche terrene dell’uomo. L’emozione forse più toccante, o quantomeno la più dolce, la regala una delle scene dedicate all’elemento Aria: una poetica coreografia dedicata all’amore – nella sua accezione più aurea – interpretata da una coppia di ballerini rende cucita sui loro impalabili passi vibranti la musica in cui sono immersi – la celebre composizione di Ennio Morricone per il film “Cera una volta in America” -, come se quel componimento fosse nato per quella scena, per quella coppia di amanti, regalando un’emozione del tutto estranea al film che l’ha reso celebre. Purtroppo, dopo un’ora e venti cala il sipario con la scritta “the end”, ma tu vorresti che quei 12 ballerini continuassero ancora a sorprenderti per almeno un’altra ora. A rendere sopportabile l’accettazione dell’epilogo c’è la constatazione del lato umano e terreno dei ballerini Momix: solo qualora fossero stati veramente non umani avrebbero potuto continuare a dimenarsi nelle fatiche fisiche delle loro magiche coreografie. Che dire di più, Momix in Alchemy lascia estasiati e ti lascia uscire dal teatro avvolto in una catarsi insolita, diversa da quella che, quando si ha la fortuna che ci sia, lasciano i testi teatrali (monologhi, tragedie, commedie o novelle che siano) e che ti fa tornare alla realtà, e alla forza di gravità, con un sorriso ottimista. Insomma in un modo migliore ci dovrebbero essere più Momix per tutti i giorni dell’anno!
data di pubblicazione 1/12/2014
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