Un futuro lontano e distopico. Una città, cuore dell’Impero, che sembra ed è New York ma si chiama New Rome… Cesare Catilina (A. Driver) è un geniale architetto ed ingegnere che ha la capacità di fermare il Tempo. Utopisticamente intende rifondare la Città e lo Stato su nuovi modelli e valori. Il suo progetto prevede la demolizione di parte dell’esistente e la riedificazione con l’utilizzo di un materiale da lui inventato. Il MEGALON (da cui il titolo) ecologico ed inalterabile. Gli si oppongono l’establishment ed i centri di Potere. In primis Cicero (G.Carlo Esposito) il sindaco conservatore, colluso e corrotto e la ricca famiglia dei Crasso (J. Voight e S. LaBoeuf). Sullo sfondo amori contrastati, matrimoni, feste ed orge, intrighi, lotte di Potere, congiure, tentati omicidi ed una nascita salvifica frutto dell’Amore…
La decadenza di New York e, per traslato, la decadenza dell’Impero Americano e della Civiltà Occidentale paragonata al declino ed alla caduta di Roma e del suo Impero sotto il peso delle lotte di Potere, della cupidigia e degli interessi personali di pochi privilegiati politici.
Dopo 13 anni F. F. Coppola torna dietro la cinepresa e lo fa con un’opera ambiziosa e visionaria che fonde in sé più generi, dal dramma fino alla fantascienza… e… forse ne crea anche uno nuovo. Una favola futurista trattata come fosse una tragedia shakespeariana. Una realizzazione grandiosa, geniale ed eccessiva. Una messa in scena ricca, strabordante e barocca. Un taglio che più che satirico è quasi farsesco. Interpretazioni attoriali ridondanti ed enfatiche. Una scommessa ambiziosa tanto folle quanto provocatoria ma pur sempre geniale.
Coppola, si sa, ha già rivoluzionato la Storia del Cinema con i suoi capolavori: Il Padrino, La Conversazione, Apocalypse Now e Dracula. Certamente non ha più nulla da dimostrare a sé o agli altri. Dal suo alto scranno dà quindi libero sfogo alla propria smisurata fantasia ed ambizione, alla caotica libertà dei suoi sogni ed ai suoi eccessi creativi. Fa quello che vuole! Ad 85 anni si regala il più costoso giocattolo e svago personale pagandoselo di tasca propria. Ben 120 milioni di dollari per finanziarsi un sogno inseguito per oltre 40 anni, scritto e riscritto oltre 300 volte! Un film sperimentale con cui continua a giocare con la sostanza e la forma. Probabilmente un modo nuovo di raccontare che sottende però anche la necessità assoluta di un diverso modo di gustare ed apprezzare un film da parte del pubblico. Una modalità che rifugge da ogni precedente convenzione. Secondo il regista ”C’è un solo vero critico cinematografico al di sopra di gusti, invidie e rancori: il Tempo!” Il test del Tempo gli ha già dato ragione quasi mezzo secolo fa con Apocalypse Now. Vedremo questa volta. Difficile rifare il bis? Si vedrà.
Ben attenti, per convinzione personale e per serietà, a non accodarci all’onda modaiola, conformista e supponente delle stroncature e critiche negative e derisorie, dobbiamo dire che Megalopolis è un film che non si può valutare, osannare o anche condannare dopo una sola prima visione. Ce ne vorrebbero non due o tre, ma forse una decina prima di poter trovare la chiave di lettura e di giudizio all’interno del Caos onirico, della ridondanza barocca, delle innovazioni, delle provocazioni e della indubbia genialità. Al momento occorre solo che lo spettatore si immerga nello spettacolo, si affidi e si lasci travolgere, senza domande, dal flusso di un’opera dall’energia e dall’inventiva visuale impressionanti anche quando sembra che tutto giri a vuoto. E… lo sembra spesso! L’ispirazione è il Caos stesso e dentro c’è di tutto e di più: citazioni di altri Maestri da Godard a Malick, da Fellini a Nolan, satira, farsa, storie d’amore lagrimevoli, il Kitsch, il Trash, superpoteri, citazioni filosofiche di poeti ed imperatori, dialoghi risibili, riferimenti shakespeariani, metafore elementari, giochi circensi, veli trasparenti, pepli, fumetti, Opera, Teatro, un pizzico di Storia Romana ed un po’ di latino quanto basta. Il film sembra nutrirsi schizofrenicamente di tutto questo eccesso per poi provvedere a restituirlo allo spettatore che ne sarà o irritato e disgustato oppure coinvolto ed affascinato. Nulla è prevedibile. Tutto potrà avvenire. Ognuno dovrà ben valutare se cimentarsi o meno con il rischio!
La messa in scena, si è detto, è spettacolare. La sceneggiatura è ondivaga. Il montaggio lascia talora sconcertati. Il ritmo narrativo è irregolare. La recitazione del cast stellare è scientemente enfatica e quasi caricaturale. I dialoghi sono teatrali e bizzarri. Il tocco cui ci aveva abituati il Maestro si riconosce solo a tratti.
Megalopolis di certo è un film che conferma quanto Coppola sia bravo nel creare. Però conferma anche quanto il suo sguardo cinematografico ed i suoi parametri siano fermi agli anni 80 e 90 del secolo scorso Quanto anche le sue riflessioni siano superate e datate.
Cosa è allora Megalopolis? Difficile dire. Un esercizio di stile? Una innovazione? Una provocazione? Uno scherzo di un megalomane ormai libero da ogni logica rappresentativa? Una semplice raccolta di immagini superflue e scoordinate? Un futuro capolavoro o un attuale obbrobrio? Alla fine della proiezione- ribadiamo- lo spettatore potrà sentirsi tanto disgustato e sconcertato quanto invece affascinato e sorpreso. Comunque sia si chiederà: ”Ma se non sapessi già che è un film di Coppola cosa ne penserei davvero?”
Sicuramente Megalopolis è spettacolo, per il resto ad ognuno la prova con coraggio e passione. D’altra parte bisogna fare come diceva Lino Ventura: “…i film li scelgo, come scelgo un Amore, correndo dei rischi!”.
data di pubblicazione:18/10/2024
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Film geniale. Riferimenti alla storia ma anche tanta componente onirica e visionaria. Tra i molti messaggi trasversali il regista alla fine ne suggerisce platealmente uno. Esattamente sulle rovine di una società allo sbando solo l’uomo può ricostruire sulle macerie di un passato qualcosa di veramente positivo. Una speranza che ci possa supportare in questo momento di totale sbandamento.