(11^ FESTA DEL CINEMA DI ROMA – Roma, 13/23 ottobre 2016)
Lee Chandler (Casey Affleck) è un tipo taciturno che lavora come factotum presso un condominio, in una non meglio identificata località degli Stati Uniti. Passa le sue giornate in solitudine, facendo ogni genere di riparazioni presso case private per poi tornarsene la sera, dopo aver bevuto una birra al pub, a dormire davanti alla TV in una stanza nel sottoscala del palazzo. Non appena riceve la notizia che il suo unico fratello Joe, malato di cuore da diverso tempo, è morto per un infarto, è costretto a tornare a Manchester, nel Massachusetts. Lee, profondamente addolorato dalla scomparsa, sarà l’unico a potersi occupare del funerale e scoprirà, di lì a breve, che Joe lo ha nominato tutore di suo figlio Patrick ancora minorenne. Questo non preventivato soggiorno obbligato a Manchester, per un periodo piuttosto lungo, farà prepotentemente riemergere in Lee ricordi dolorosi sino ad allora soffocati dal grigiore della sua esistenza, veri e propri demoni che gli corrodono giorno dopo giorno la coscienza. Ritornare alle proprie radici, in questa bella cittadina con il faro e le barche dei pescatori dove un tempo era stato anche felice, lo obbligherà a fare i conti con un passato che lo ha segnato a morte, un lutto sino ad ora per lui impossibile da elaborare.
Manchester by the sea di Kenneth Lonergan approda alla Festa del cinema di Roma preceduto da giudizi estremamente lusinghieri. Sicuramente il film si avvale di un cast di primissimo livello tra cui spicca per bravura Casey Affleck nella parte del protagonista, per il quale già si parla di candidatura agli Oscar 2017. Film drammatico, vanta un’interpretazione misurata e sussurrata di tutti gli attori, senza eccessi, urla o interpretazioni sopra le righe, pregio che lo allontana dal solito cliché del drammone esistenziale americano. Tuttavia i 135 minuti pacati e lenti non conferiscono profondità ad una pellicola che, al contrario, finisce con l’annoiare lo spettatore costretto a seguire il susseguirsi della grigia vita del protagonista. Inoltre la storia è talmente irrimediabilmente senza ritorno, che da subito si percepisce che non può esserci redenzione, se non un piccolo barlume di essa sul finale. E per finire, ma non come ultimo aspetto, ci sono troppe birre e scazzottate da sbornia nei pub, scarponi da lavoro, jeep, famiglie che si rompono ma che poi nel dolore si ritrovano per chiedersi scusa: forse non avevamo bisogno di vedere di nuovo sullo schermo tutto questo che, irrimediabilmente, identifica la pellicola collocandola in un certo filone già molto “affollato”.
Il film comunque uscirà nelle nostre sale il 1 dicembre: al pubblico il giudizio finale.
data di pubblicazione:14/10/2016
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