(Festa del Cinema di Roma, 13/23 Ottobre 2022)
Alexandre O. Philippe, regista svizzero molto apprezzato per i saggi da lui fatti su film di riconosciuta fama internazionale, ci accompagna questa volta nel mondo, a dir poco surreale, di David Lynch spiegandoci come la sua intera opera cinematografica sia stata influenzata da “Il mago di Oz”. Si tratta del film di Victor Fleming che è diventato un classico della storia del cinema anche per l’indimenticabile interpretazione di Judy Garland.
Il film, presentato nella seconda giornata della Festa del Cinema di Roma, si può senz’altro considerare un saggio che il regista ha inteso realizzare, con l’aiuto di alcuni critici e cineasti molto addentro al cinema di David Lynch, con l’obiettivo di capire come mai il grande regista americano si sia fatto così ispirare da ciò che si può considerare una pura e semplice favola.
Dorothy è la giovane protagonista del film di Fleming e, per una serie di strane vicissitudini, si trova catapultata in un mondo fuori dal mondo reale, dove lei stessa dovrà barcamenarsi tra forze del bene e avverse forze del male.
In quasi tutti i film di Lynch, che sicuramente da piccolo fu coinvolto emotivamente da quella storia dove regna la fantasia, ci troviamo di fronte a un bivio che non porta a strade divergenti, ma dove ogni direzione è comunque giusta per raggiungere la meta. Ognuno di noi, come Dorothy, è alla ricerca della verità e della salvezza alle quali si arriva con ogni mezzo pur invadendo sfere a noi sconosciute. Nelle opere di Lynch ci troviamo spesso di fronte a un sipario, curiosi di scoprire cosa si possa trovare dietro di esso: ecco che ci addentriamo così in un mondo fatto di sogni, dove il reale di qua non corrisponde più al reale di là. Sono due mondi diversi e contrapposti, dove quello che appare, perché di pure apparenze si tratta, non si allinea mai con ciò che è il vero. Ecco che Lynch non si fermai mai ad indagare l’inconscio, dove spazio e tempo sono pure illusioni, per arrivare alla conclusione che tutto è diverso da quello che noi pensiamo sia.
La piccola Dorothy viaggerà quindi con il suo amato cagnolino Totò Over the Rainbow per raggiungere una nuova dimensione, fatta di personaggi e situazioni dove ogni cosa è interpretazione di un sentimento realmente avvertito e non un semplice delirio psichico come da molti affermato. Lo stesso Lynch, parlando dei propri lavori, afferma che in ogni istante della sua vita, in ogni decisione intrapresa, non c’è stato un solo minuto in cui non abbia pensato a “Il mago di Oz”, ai suoi personaggi e persino a quelle strane scarpette rosse luccicanti portate con disinvoltura dalla ragazzina e che ritroviamo ai piedi delle sue eroine. Un simbolo di potere o un mero mezzo per trovare finalmente la strada di casa?
data di pubblicazione: 14/10/2022
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