(Teatro dei Conciatori – Roma, 5/17 Aprile 2016)
Ancora una volta il grande Pirandello con il suo atto unico L’uomo dal Fiore in Bocca del 1922 ci suggerisce una profonda riflessione sul valore della vita e della morte: in scena un dialogo casuale tra due persone in una piccola e deserta stazione di periferia, di notte, nel buio e nella solitudine più cupa.
Il protagonista con il fiore in bocca, cioè toccato dal tumore, cerca di spiegare alla donna che ha appena perso il treno, l’essenza della vita che si ama paradossalmente proprio nel momento in cui si ha certezza di perderla. Ecco allora che necessariamente siamo costretti a rivalutare tutto ciò che ci circonda e che fino allora ci aveva fatto vivere nella banalità del vivere quotidiano, senza grandi entusiasmi, quasi annoiati dell’esistenza stessa che si trascina giorno dopo giorno in una esasperante monotonia.
La morte oramai prossima ci rende invece ben predisposti e persino la parola epitelioma ci suona bene, il pronunciarla diventa un dolce suono, più dolce di una caramella.
Il monologo a questo punto prende il sopravvento sul dialogo, il protagonista oramai prossimo al crollo non vuole rassegnarsi alla malattia, lotta e resiste e soprattutto si fa beffa delle inutili preoccupazioni che affliggono l’altra, oramai sopraffatta dalla disperazione più totale: il malato dà forza al sano e gli suggerisce come apprezzare ogni istante di questa illusione che è la vita.
Sicuramente d’effetto l’interpretazione di Alberto di Stasio, che oltre ad impostare una rigorosa regia riesce ad equilibrare bene i diversi registri richiesti dal testo pirandelliano, mentre risulta un poco sopra le righe Veronica Zucchi giocando un ruolo a volte esageratamente in contrapposizione al protagonista, che ci lascia perplessi e disorientati, sotto l’inesorabile battere del tempo come l’assordante frinire dei grilli.
data di pubblicazione:10/04/2016
Il nostro voto:
Complimenti Kalibano!
Forse un Pirandello presago dei terribili anni a venire, nella temperie del ’22.
Complimenti.
Complimenti.
Pirandello in questo caso ci offre l’occasione di riflettere sul come comportarsi di fronte a situazioni come in questo “l’uomo dal fiore in bocca” proprio perché l’uomo in se non vuole affrontare con fermezza senza farsi scoraggiare i problemi della vita anzi si affligge e basta. Qui Pirandello ci insegna a come essere determinati e forti nel saper affrontare situazioni che molte volte ci
affliggono la malattia e la morte è vero che ci spaventa ma saperla affrontare entrambe le cose magari potrebbe migliorarci.