“Tratto da una storia vera”, il film narra la vicenda di un piccolo uomo d’affari inglese, Greville Wynne coinvolto, suo malgrado, in un’attività spionistica contro l’URSS a favore del blocco occidentale (Cia, Oss etc) nell’ambito dei drammatici giorni della crisi dei missili cubani, in piena guerra fredda.
In tempi abbastanza grami per il Cinema ante Festival di Venezia, ci si accontenta di quello che passa il “convento”, ovvero le differenti piattaforme streaming. Su Sky viene trasmesso dallo scorso primo settembre L’Ombra delle Spie, presentato al Sundance del 2020, visto da pochi intimi all’ultima Festa del Cinema di Roma. Preceduto da altre pellicole che hanno indagato nel bene e, in genere, nel male l’atmosfera che si respirava nei paesi d’oltre cortina, la pellicola di Dominic Cooke (1966) cui si deve il solo Il Segreto della Notte del 2017, è un buon film: attinge a piene mani al copioso genere delle spy stories tanto di fantasia (Ipcress) quanto storiche ( Il Ponte delle Spie). La vicenda parte lenta attraverso una puntuale e credibile presentazione dei personaggi sia del campo “atlantico” sia di quello “sovietico” (ben costruito il personaggio di Oleg Penkowsky grazie all’interpretazione di Merab Ninidze) e si snoda in un crescendo di tensione che miscela storia e fiction senza esagerazioni e colpi di teatro. Il bravo Cumberbatch (Greville), gigioneggia meno del solito e mantiene la sobrietà che il personaggio richiede e Emily Donovan (la ragazza della CIA, Rachel Brosnahan) dimentica di essere stata la “fantastica signora Maisel” ed offre una prova da brava comprimaria. Perfette come si richiede scenografia e location: sembra di rivivere gli anni ’60! Giusti i ritmi e adeguata la colonna sonora, per un film che, senza essere un capolavoro, ha molte frecce al suo arco nell’ambito di un intelligente intrattenimento con un occhio alla storia.
data di pubblicazione:04/09/2021
Scopri con un click il nostro voto:
Condivido il giudizio di Ripoli. Un buon film di spionaggio “vintage” che è ben più di un semplice film di spie perché parla anche di amicizia. Dominic Cooke, pur non essendo ovviamente Spielberg, dirige con mano sicura e, grazie ad un validissimo cast di attori e caratteristi, mantiene la tensione fino alla fine senza sbavature.