(Teatro dell’Orologio – Roma, 17/29 novembre 2015)
Nella sala Gassman del Teatro dell’Orologio, oltre alle sedie presenti sugli spalti, tre sono ubicate sul palco. Tra gli spettatori che si accingono a prendere posto, una ragazza si siede inopinatamente su una di queste. In realtà, lo spettacolo è già iniziato, la ragazza infatti si rivelerà essere una delle componenti della compagnia teatrale.
L’arguto escamotage dà inizio a “L’invenzione senza futuro”, frase rivolta da Antoine Lumière ai suoi figli, evidentemente scettico riguardo la futuribilità del curioso marchingegno. Stessa perplessità che ognuno di noi può nutrire nei confronti di uno spettacolo che si presenti come viaggio nel cinema in 60 minuti, ma che si dissolve non appena iniziato, mercé la amena rappresentazione messa in scena dal trio frizzante della compagnia DeiDemoni.
Vivacità e leggerezza connotano la narrazione (condita da citazioni cinematografiche), che ripercorre – con un pizzico di fantasia – la vita dei fratelli Lumière. Non mancano delle parti cantate, ove risplende la voce argentina dell’attrice Celeste Gugliandolo. Appassionante e coinvolgente risulta la recitazione di Federico Giani, che manifesta egregiamente lo scoramento patito dal suo personaggio per tutte le traversie che ha dovuto affrontare per vedere il progetto riuscito. Mentre zoppicante appare la prova attoriale di Mauro Parrinello, che nonostante la voce brillante e impostata, pecca nella recitazione: spesso tiene lo sguardo basso, impedendo allo spettatore di entrare in empatia.
La scenografia è ridotta all’osso ma efficace. Un altro Antoine, ma con un cognome diverso (de Saint-Exupéry), scriveva: “l’essenziale è invisibile agli occhi”; ed è proprio una rappresentazione come questa che permette di riscoprire l’essenza del cinematografo.
data di pubblicazione 18/11/2015
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