1973, S. Fernando Valley, due adolescenti – Alana Kane (Alana Haim) e Gary Valentine (Cooper Hoffman, figlio del compianto Philip Seymour) – si incontrano il giorno della foto per l’annuario scolastico. Lontani per età e per carattere, si confrontano, si attraggono, si respingono, si sfuggono, si cercano. Corrono, corrono e si rincorrono, crescono muovendo i primi passi nel mondo degli adulti. Archetipi di vita, di bellezza e di libertà in un ricordo agrodolce…
Nuovamente candidato all’Oscar, questa volta con tre nomination (Miglior Film, Migliore Regia, Migliore Sceneggiatura Originale), P.T. Anderson, regista, sceneggiatore ed anche direttore della fotografia è, a poco più di 50 anni, un Maestro del Cinema. In assoluto uno dei migliori autori del “Nuovo Cinema Americano”: suoi Magnolia, Il Petroliere, The Master ed Il Filo Nascosto.
Questo suo 9° lungometraggio porta con sé il profumo, appena velato di nostalgia, della giovinezza. Nei suoi 25 anni di carriera e di successi il regista non ha mai cessato di diversificarsi e cimentarsi con nuovi temi, seri o leggeri che siano. Il filo nascosto della sua filmografia resta però pur sempre l’analisi dei sentimenti, la ricerca costante da parte dei suoi personaggi del senso del loro esistere e del doversi confrontare con “l’Altro” rispetto a se stessi.
Il piano sequenza iniziale cattura subito lo spettatore e dà immediatamente il tono e la misura di questo nuovo bel film. La cinepresa gioca con virtuosità attorno ai due ragazzi, li osserva, li scruta, si intreccia e li intreccia fra loro. Il regista fissa così l’istante, l’attimo atemporale in cui, fra esitazioni, silenzi e contraddizioni, tutto nasce e si determina così il Futuro. Un futuro di cui noi spettatori saremo di lì in poi osservatori privilegiati.
Da quell’istante i due splendidi volti nuovi del cinema resteranno nel cuore della storia, perdendosi, ricercandosi e passandosi il centro della scena in un gioco alternato. Di lì in poi il regista, fra apparenti divagazioni bozzettistiche, procede in realtà dritto alla meta per elissi, con magistrali suggestioni in cui il non detto, il piccolo gesto, valgono più di grandi discorsi. In pochi secondi P.T. Anderson dice allo spettatore ciò che altri cineasti a malapena dicono in 90 minuti!Il risultato è un film di inaspettata delicatezza.
Il regista, si sa, ama gli Anni ‘70 ma questa volta, libero da influenze pregresse di altri grandi autori (Altman, Scorsese…), ci regala un innocente ricordo di un’epoca e di una certa America.
Una fotografia ultra sofisticata, un uso sapiente del colore, delle luci e delle inquadrature, ambientazioni e messe in scena perfette, giochi della cinepresa, ritmo e montaggio rapido delle sequenze, una splendida e coinvolgente colonna sonora, un casting perfetto, danno al lavoro uno spessore ammirevole di autenticità e di verità, ben lontano da ogni nostalgica rivisitazione.
Davvero un bel film!
Un film dolce e paradossale: dolce per la freschezza della storia, pulita, leggera, romantica e vintage; paradossale per la maestria del regista pur nella splendida semplicità del suo universo cinematografico.
La giovane coppia è un’assoluta rivelazione. Sotto la direzione di Anderson i due ragazzi diventano sempre più bravi con il procedere del film. Un’autentica sincerità recitativa al servizio assoluto della storia.
Il resto del casting ha, fra i secondi ruoli, anche stelle del calibro di Bradley Cooper, di Tom Waits e di Sean Penn, che ci restituiscono con sensibilità, pur nelle caratterizzazioni, squarci del mondo hollywoodiano degli anni ’70 e di un’America perpetuamente minacciata dalle nevrosi.
Licorice Pizza – dal nome di una catena di negozi di dischi, di moda all’epoca – è la sintesi dell’estetica visiva di Anderson ed è anche un film molto buono, appena mascherato da teen-movie. Un film solare e tenero, una delicata commedia che ci restituisce, nello spirito di quegli anni, l’innamoramento di una giovane coppia e, soprattutto, il saper fare Cinema.
Un film di un grande Autore, alla cui capacità narrativa dobbiamo abbandonarci, apprezzandone il risultato di alta qualità, portando poi con noi quella tonificante sensazione di energia giovanile, di libertà e di sogni che lo pervade tutto. Vero Cinema!
Potrebbe anche non entusiasmare tutti, ma ben vengano allora questi film che generano un costruttivo confronto di opinioni.
data di pubblicazione:19/03/2022
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Brava Elisabetta…concordo con il suo commento alla puntuale recensione e vedo che i detrattori dalla pellicola di PTAnderson al momento sono in minoranza.Evvero che non è un derby ed è altrettanto sacrosanto rispettare gusti diversi dai nostri ,ma basterebbero le singole scene a valorizzare il piccolo gioiello di Anderson che peraltro ha una sua complessa e ben articolata armonia fra sentimenti e immagini per tacere dell’interpretazione e della colonna sonora.Il tutto colto e rappresentato nella recensione.A chi lo ha trovato banalotto e semplice esercizio di stile consiglierei una opportuna seconda visione.
Nel film di Lelouch “La bonne année”, a chi gli chiede come sceglie un film Lino Ventura risponde “Come scelgo una donna, correndo dei rischi”.
Licorice Pizza può non piacere o può entusiasmare, può sembrare un film da ragazzi oppure “per tutti”se si coglie che la trama non è il punto essenziale… Ben vengano film d’autore (e PTA lo è) che fanno parlare e ragionare di Cinema.
Per quanto mi riguarda, sono molto contenta di aver deciso di “correre il rischio”!
Visto anche io ieri. Come per tutti gli altri film di p.t. Anderson o lo si ama o lo “si odia”, di certo è impossibile restarne indifferenti. Ho sempre amato il regista ma questo ultimo film non mi ha entusiasmato. Mi è piaciuta molto l’accuratezza delle ambientazioni e la messa in scena per ricreare gli anni 70. Come anche la scelta iconica delle musiche e la recitazione degli attori, in particolare Amana. Come scritto nella recensione il film è proprio una corsa verso la ricerca e la scoperta dei due personaggi. Forse però io sono incappato in un ostacolo e sono caduto, perché non ha saputo a pieno catturarmi. Con questo non voglio dire che è un brutto film, anzi è un film curatissimo nelle sue sfaccettature. Penso che comunque sia da vedere, proprio perché è un film che potrebbe piacere, come non piacere, a tutti.
Incuriosito, dopo tanta diatriba, sono andato a vedere di che si tratta. Personalmente amo tutt’altro genere quindi la mia opinione è quanto mai soggettiva, ovviamente. Film leggero, quasi adolescenziale, con una sceneggiatura traballante. Sul cast nulla da dire e scelta dei brani molto pertinente al periodo. Non ritengo meritasse la nomination. Ma è come convincere della grandezza della musica dodecafonica a chi invece ama le serenate di Mozart. Diciamo che per me era poco interessante e non mi ha evocato alcuna emozione retroattiva, nonostante abbia vissuto in pieno gli anni settanta…
Concordo con il commento di Maria Letizia.
È una commedia gradevolmente romantica e tenera,caratterizzata da incessante movimento ma,a mio giudizio,non vale a tal punto da poter aspirare all’Oscar
Dispiace dissentire totalmente con una recensione così ben scritta e così carica di entusiasmo per la visione dell’ultimo film di Anderson. Ho trovato Licorice pizza un puro esercizio di stile, autoreferenziale, incapace di trasmettere emozioni se non quelle relative ad un velato ricordo nostalgico di età giovanile. Siamo molto lontani dai precedenti lavori citati nell’articolo, autentici capisaldi di una moderna cinematografia che tanto ha insegnato e tanto ha ancora da insegnare. Considero al contrario il film in questione il risultato forse di una crisi creativa, oltre che di mezza età, del regista, e da cinefila soffro per la delusione provata.
Grazie per la vostra recensione! Ho amato molto Il Filo Nascosto e pensavo che questo fosse un film “da ragazzi”. Incuriosita dal commento sono andata a vederlo e condivido in pieno il giudizio.
Veramente un ottimo film, la cui trama è quasi un pretesto per raccontare sentimenti…che non hanno età.