LETTERE DA BERLINO di Vincent Pérez, 2016

13 Ott 2016 | Accredito Cinema, cinema

Dopo la morte dell’unico figlio, soldato al fronte, una coppia di berlinesi prende coscienza della vera missione del nazismo ed avvia una costante resistenza che consiste nel lasciare in posti strategici cartoline anonime per sensibilizzare la popolazione a ribellarsi a Hitler e al suo regime.


L’ultima edizione della Berlinale ci ha regalato questo piccolo gioiello cinematografico, firmato dall’attore e regista svizzero Vincent Pérez e fedelmente tratto dall’ultimo romanzo che lo scrittore tedesco Hans Fallada scrisse nel 1946. Il film narra dei coniugi Anna (Emma Thompson) e Otto Quangel (Brendan Gleeson), che vivono in una Berlino euforica dopo il successo dell’offensiva contro la Francia da parte delle truppe naziste. Dopo aver ricevuto la notizia che il loro unico figlio è morto al fronte in un’ imboscata la coppia, di comune accordo, inizierà un’accanita resistenza pacifica impegnandosi nella distribuzione, in luoghi pubblici e privati, di cartoline scritte a mano da loro stessi e contenenti messaggi di propaganda contro il regime. Il film, tratto da una storia vera, è da considerarsi un omaggio alla memoria di Otto ed Elise Hampel, che pagarono con la vita il coraggio di opporsi al fanatismo dilagante, affrontando i pericoli generati dalla loro azione e sfidando la spietata caccia avviata dalla Gestapo nei loro confronti. Splendida l’ambientazione scenografica in una Berlino del 1940, quando ancora serpeggiava per strada la convinzione di essere prossimi a vincere la guerra, senza il benché minimo sospetto della catastrofe che, di lì a pochi anni, avrebbe portato alla disastrosa capitolazione della Germania. Ottima la fotografia che ha usato luci al naturale, con una pellicola dai toni sgranati, proprio per rendere quanto mai realistica l’atmosfera grigia e cupa della Berlino di quegli anni. Il regista, che per la verità è noto ai cinefili più per le sue performances da attore, non ha voluto solo narrare una storia sulla resistenza come realmente accaduta, ma è entrato intenzionalmente dell’intimo dei personaggi coinvolti nella vicenda, esaminando soprattutto le sfumature comportamentali dei coniugi che in questa azione comune trovano una nuova intesa affettiva, perduta dopo la morte del figlio. Particolarmente toccante l’interpretazione di Emma Thomson che, entrando nella psicologia del ruolo interpretato, riesce alla perfezione a coinvolgere emotivamente il pubblico in sala. Nonostante il film non abbia ottenuto alcun riconoscimento al Festival berlinese, ha ottenuto però un grande consenso da parte della stampa internazionale allora presente che lo giudicò molto positivamente consigliandone la visione.

data di pubblicazione:13/10/2016


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