Finalmente è arrivato nelle sale italiane L’età giovane dei fratelli Dardenne, presentato come evento speciale fuori concorso alla Festa del cinema di Roma nella Sezione Alice dopo aver vinto il premio per la miglior regia a Cannes. I registi colpiscono ancora nel segno raccontando una delle loro intense storie di minori (Il ragazzo con la bicicletta, Rosetta, L’enfant-Una storia d’amore), per rivolgersi invece al mondo degli adulti.
Ambientato in Belgio, il film parla dei turbamenti adolescenziali del “giovane Ahmed” (come il titolo originale, Le Jeune Ahmed, recita), un tredicenne musulmano in lotta con se stesso, combattuto tra gli ideali religiosi forzatamente instillati dal suo imam e i turbamenti tipici della sua età, solitamente piena di interrogativi, che tuttavia non possono non apparire ai suoi occhi “offuscati” come richiami ad una vita non pura.
L’età giovane è decisamente un film contro qualsiasi forma di integralismo, soprattutto se a farne le spese sono le nuove generazioni. Ahmed pianifica l’omicidio della sua insegnate in quanto accusata di apostasia da Youssouf, il suo imam, che continuamente gli parla della necessità di castigare chi non rispetta le regole, arrivando anche ad esaltare la figura del cugino di Ahmed come un eroe per aver immolato la sua giovane vita in nome di Allah.
Da spettatori non si riesce ad essere indulgenti nei confronti di questo adolescente, seppur vistosamente debole, e si prova rabbia per quella sua granitica ostinazione nel voler commettere un omicidio che egli ritiene “giusto”; tuttavia, attraverso le sue vicende, il film ci parla di plagio e di cattivi maestri, che purtroppo sanno a volte essere molto più convincenti di quella parte buona della società che talvolta non ha argomenti altrettanto persuasivi per dissuadere un giovane fanatico dal portare a termine il suo folle piano.
L’irriducibilità del protagonista pesa come un macigno e la sapiente regia dei fratelli Dardenne ce ne fanno sentire il carico, detestabile e fastidioso, attraverso la fissità del suo sguardo, la rigidità del suo corpo anche quanto pratica sport con i compagni di scuola, il suo netto rifiuto verso qualsiasi forma di contatto fisico con il mondo femminile, perché anche un abbraccio o una semplice stretta di mano rappresentano degli atti contrari ai suoi ideali di purezza.
Eppure questa pellicola riesce a generare un conflitto interiore di sensazioni contrapposte, attraverso le quali si può giungere a riflessioni che ci portano a condannare i reali carnefici e ad assolvere le vere vittime, passando da una mancanza totale di empatia verso il protagonista al perdono.
data di pubblicazione:04/11/2019
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