LET GO di Josephine Bornebusch, 2024 – Netflix

Approda su Netflix questo film svedese di recente uscita, diretto e interpretato da Josephine Bornebusch, qui nei panni di Stella, la protagonista. Pochi i personaggi: una famiglia con due figli, madre e padre sull’orlo di un divorzio che si annuncia quasi inevitabile. La trama si snoda lungo un ultimo viaggio vissuto insieme, cercando di aiutare Anne, la figlia adolescente, a realizzare un sogno.

Questa storia non ha argomenti nuovi. C’è una coppia in crisi. Ci sono due figli intorno a una tavola imbandita con pane e conflitti quotidiani. Lui (Pål Sverre Hagen, irritante e convincente insieme) vuole il divorzio, ha un’amante e tanta voglia di evasione. Lei si ostina a tenere unita la famiglia, nonostante tutto. Perché lui impari a fare il padre, perché qualcuno si occupi dei ragazzi quando lei non ci sarà più. Un copione già visto e udito, nulla di inedito o di particolarmente originale.
Si avverte, però, una leggerezza che sa di nuovo. Una tenerezza speciale. Sarà anche per l’ironia, quella di cui sono rivestite le tensioni più affannose. La giovane Anne (Sigrid Johnson) partecipa ad una gara di pole dance, da molti scambiata per un banale strip tease. Il “palo” in miniatura per allenamento personale non passa i controlli in aeroporto (mamma, glielo spieghi tu…?). Il piccolo Manne (Olle Tikkaskoski) indossa una maschera da wrestler – praticamente una seconda pelle – eppure è emotivamente fragile e non tollera il glutine, tra le altre cose. A casa dei nonni il cibo per chi è affetto da celiachia non esiste perché “con una fetta di pane non è mai morto nessuno”. In compenso, il nonno completamente paralizzato possiede “i superpoteri” (ma è vivo? sì, è vivo).
E Gustav, quel padre incapace di gestire le situazioni più elementari – come custodire il bagaglio della figlia coi costumi di scena – riuscirà finalmente a “prendersi cura”, trovando soluzioni fantasiose, esilaranti. La maschera da wrestler – passata a lui come un testimone e da lui indossata in modo a dir poco inusuale – sarà l’esempio più “calzante”. E con l’ironia leggera, viaggia on the road, lungo tutta la pellicola, il messaggio più importante: è necessario svestirsi di sé per “vestire” l’altro (ciò che comunemente si chiama “mettersi nei suoi panni”). Per nulla facile, ma unica via possibile per salvarsi e salvare.

Accettare di mascherarsi, non più per dissimulare o nascondere ma per conoscersi a fondo e svelarsi. Troll danzante, wrestler nano, vecchio supereroe… Padre maturo, sul cui viso sarà cresciuta una folta barba da babbo premuroso. Extraterrestre calva, infine. Da lasciare andare in un nuovo viaggio, o pianeta, o “Stella” nuova

data di pubblicazione:10/11/2024


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