L’ENIGMA DELLA CAMERA 622 di Joel Dicker – ed. La Nave di Teseo

Predestinato a primeggiare nelle classifiche dei libri più venduti in tutto il mondo è in libreria il nuovo romanzo del giovane talentuoso e fortunato autore svizzero. Ma qualcosa non va…

“Quando si vuole veramente credere a qualcosa, si vede solo quello che si vuole vedere”. Così nella quarta di copertina del nuovo robusto (632 pagine) romanzo dello scrittore ginevrino, autore di alcuni dei più clamorosi casi editoriali degli ultimi anni. Si potrebbe dire che dopo qualche iniziale difficoltà a farsi pubblicare (è lui stesso a raccontarcelo) non abbia mai sbagliato un colpo. La Verità sul caso Harry Quebert (2013), fu un successo planetario, ma anche i successivi, Il Libro dei Baltimore (2016) e La Scomparsa di Stephanie Mailer (2018) furono “best seller”, probabilmente a ragione.

Dickert ha la capacità di costruire ingranaggi quasi perfetti, sa descrivere i personaggi, sa muoversi, come il più scaltro e consumato dei registi, su piani temporali diversi, passato e presente, romanzo nel romanzo, cambi di ritmo continui che intrigano lettori di ogni latitudine. Evidente, quindi, che ogni sua novità venga accolta con entusiasmo. E’ accaduto, sta puntualmente accadendo, anche con, L’Enigma della camera 622 (già il più venduto in Italia e Francia), comprato a scatola chiusa e inevitabilmente destinato al successo.

Confesso di essermi entusiasmato per i precedenti romanzi di Dickert, ho giudicato La Scomparsa di Stephanie Mailer il suo migliore, ma…de gustibus…, mi sono pertanto fiondato nella lettura del suo ultimo robusto e complesso enigma. Aggiungo che fino a pagina 470 circa, quasi tutto è filato, as usual, a meraviglia. Il “quasi” è legato a un certo fastidio legato ad una certa ostentazione dell’autore nel raccontarsi romanziere di successo, ma, ci può stare. Come sempre, tutto procedeva a meraviglia”: c’era una storia, un delitto, un ambiente, meticolosamente descritto, personaggi dalla doppiezza giusta, c’era un Lui con l’aiuto di una Lei a investigare. Poi, qualcosa si è inceppato… Volutamente non vi sto raccontando la trama per due ragioni, primo perché è comunque “un giallo”, secondo perché dalla pagina che indicavo la trama subisce uno scarto improvviso (in negativo) che a mio giudizio porta il racconto dalle parti del Diabolik delle ottime sorelle Giussani…e non aggiungo altro. Magari non tutti troveranno scellerato “il colpo di teatro” dell’autore come il sottoscritto, ma, onestamente, tutto l’andamento finale del racconto è, diciamo, un tantino sopra le righe. Lascio ai lettori l’ardua sentenza e mi aspetto una versione cinematografica o seriale come da copione.

data di pubblicazione:3/07/2020

2 Commenti

  1. Incuriosita ho recuperato, a seguire, anche il tanto lodato “La scomparsa di Stephanie Mailer”.
    Lo schema narrativo è, sempre lo stesso: un delitto del passato, apparentemente risolto che riemerge però nel presente. Anche la struttura si ripropone sempre eguale, in una alternanza di capitoli (uno per il passato, uno per il presente…) che descrivono gli eventi ed i personaggi, rivelando progressivamente piccoli tasselli di un puzzle complicato.
    Verso i tre quarti dei libri poi il ritmo cambia, la lista dei sospettati si restringe e si intravvede la soluzione.
    Le storie che si intrecciano, i tanti indizi rendono però i libri un po’ troppo prolissi allentando così di molto il ritmo e la tensione, perdendo quindi la capacità di appassionare il lettore affamato di veri “fatti”.
    Entrambi i libri sono poco più che sufficienti.
    Joel Dicker è, al di là di ogni dietrologia, probabilmente più un fenomeno/un prodotto commerciale/editoriale che un vero talento letterario e non lo consiglierei affatto ai veri appassionati di “gialli o di noir”.

  2. Giovanni Ripoli è parco nello scrivere, e quando scrive è altamente scrupoloso e preciso, e…tra l’altro… io ho la responsabilità di avergli fatto scoprire Joel Dicker , e … mi ha preceduto nella lettura del suo ultimo romanzo. … “suo” ???
    I veri enigmi non sono quelli della stanza 622, ma l’enigma J. Dicker:
    – sopravvivrà J. Dicker alla morte del suo Editore, mentore, pigmalione, padre letterario, guida alla scrittura e,,, forse anche mano?
    – il nostro J, Dicker è lo stesso autore di “La verità sul caso Harry Quebert” e di “La scomparsa di Stephanie Mailer”? o è solo quello del flop “Gli ultimi giorni dei nostri padri”?
    Il romanzo di oggi non è un “noir”, non è un “giallo”… è un “bianco”: bianco come il vuoto, il nulla, il niente. Un accumulo di cliché su cliché! Una storia ingarbugliata, priva di credibilità, un intrigo senza senso e prevedibile, inconsistente e ripetitivo con personaggi da romanzo rosa privi di spessore psicologico, superficiali e caricaturali. Una mancanza assoluta di introspezione, di azione. Sembra tanto una “brutta copia” una “prima stesura” di un tentativo letterario che dovrà poi essere sostanzialmente visto e rivisto “a fondo” dagli editors e dal suo Editore. Una scrittura piatta e puerile con dialoghi ridicoli che nemmeno Carolina Invernizzi!!! Una delusione totale! Non è nemmeno un “romanzo da ombrellone”, meglio, molto meglio allora un qualsiasi “giallo Mondadori” preso a caso in un’edicola. A voler essere buoni e a voler solo pensare male potrebbe forse essere solo uno script per una probabile futura serie televisiva… i cui capitoli sono come episodi di una soap opera. Una soap opera però di serie C!!
    Ma la realtà credo sia un’altra, chi ha veramente scritto i successi che lo hanno preceduto? Chi era il ghost writer allora? chi è il ghost writer oggi?

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Ricerca per Autore:



Share This