(Teatro Ambra Jovinelli – Roma, 25/30 gennaio 2022)
Le sorelle Rosaria e Addolorata, titolari di una modesta merceria in un quartiere popolare di Napoli, amano autodefinirsi “signorine”. Sono infatti due attempate zitelle non certo per libera scelta, quanto piuttosto per un crudele capriccio del destino che le ha rese entrambe claudicanti. Una convivenza non facile la loro ai limiti della sopportazione reciproca, ma che tuttavia con il passare degli anni sembra invece rinsaldare una simbiosi perfetta, destinata a mantenersi intatta anche dopo la morte.
Pierpaolo Sepe è un regista teatrale napoletano noto agli appassionati di teatro per aver firmato oltre sessanta regie. Proprio in questi giorni ha messo in scena un lavoro ideato da Gianni Clementi dal titolo quanto mai allusivo “Le signorine” con la partecipazione di due attrici di grande spessore recitativo quali Isa Danieli e Giuliana De Sio. Nel mondo di oggi, dove lo spettatore è sottoposto sempre più a stimoli visivi e acustici e dove oramai si è visto tutto ciò che c’era da vedere e sentito tutto quello che c’era da sentire, è sicuramente stimolante ritornare a forme di spettacolo semplici, senza più imporre ogni forma di esagerato stupore. La commedia di Clementi ci offre, mutatis mutandis, un teatro alla De Filippo dove va in scena il quotidiano e dove tra il serio e il faceto ci viene da pensare alla realtà in cui siamo obbligati a barcamenarci. Così come per le due sorelle, destinate ad una forzata convivenza pur essendo diverse per temperamento: la più grande legata al senso del dovere e al disperato bisogno del risparmio, in vista di un futuro quanto mai incerto, mentre l’altra ogni tanto attratta dalle piccole trasgressioni e, nell’illusione delle telenovelas, fiduciosa che prima o poi anche a lei capiterà di catturare l’attenzione di un uomo. Un rimbeccarsi continuo per poi chiedersi quale è e quale sarebbe stato il senso della loro vita se non fossero state colpite dalla malattia che le ha rese zoppe sin da bambine. Qui entra in gioco la napolineità di questa commedia, leggera e profonda nello stesso tempo perché, tra l’incalzare delle battute, ci fa riflettere sul senso di ciò che viviamo e sul senso di quella globalizzazione che ci ha reso paradossalmente schiavi di una tanto sbandierata uguaglianza sociale. Molto brave le due attrici in scena che, pur muovendosi in uno spazio claustrofobico, sono riuscite a dare un’immagine interna ed esterna di una realtà effettivamente vissuta. Folto il pubblico in sala, divertito da una forma teatrale all’antica e partecipe di quella atmosfera rilassata che era propria dell’avanspettacolo di un tempo.
data di pubblicazione:31/01/2022
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