(Teatro Vascello – Roma, 10/22 ottobre 2023)
Karamazov è un vestito cucito addosso al quasi novantenne Umberto Orsini che contende a Glauco Mauri l’elisir di longevità sulla scena teatrale. Un’ora di accorato one man show, mai sopra le righe per cinque minuti di ininterrotti applausi finali. Per una conferma (se mai ce ne fosse bisogno) sulla grandezza di un attore.
Folgorante avvio di stagione per il prestigioso teatro romano che esordisce con un sold out e, contravvenendo alle proprie abitudini, (proposte di breve durata) allunga a quasi due settimane le esibizioni di Orsini, sopravvissuto di punta di un teatro dalle proposte sempre più esangui. Qui si va sul sicuro con un antico cavallo di battaglia. Ivan racconta la propria storia cercando di chiarire le scaturigini di un delitto che ha radici profonde all’interno della propria famiglia. Una lunga allucinazione tra delitto e castigo, con il tentativo di fare chiarezza sul’esistenza di Dio, sulla compassione e la colpa. Se ci si converte all’amoralità del mondo tutto diventa possibile. E dunque la mano dell’assassino è guidata da un mandante occulto che piano piano si manifesta. Non è un baedeker del romanzo ma la ricerca del suo tema più intricato e sentito. Alla fine dello spettacolo com’è giusto Orsini è provato dalla fatica e dalla tensione respirata in scena ma evidentemente confortato dall’entusiastica reazione di un pubblico assorto e rapito. Spettacolo di memoria, di tensione, di esasperato vitalismo dove Dio e diavolo sono poli della stessa medaglia. L’immersione nel sottosuolo dei retro pensieri dopo un parricidio riporta al senso delle contraddizioni, l’Abc ovvio di un buon teatro dove sogno, realtà, proiezione immaginaria continuamente si confondano. E la scena serve egregiamente il nostro gagliardo protagonista attoriale.
data di pubblicazione:11/10/2023
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